SPAZIO ARTE
Varese: “Anima, epicentro del periodo creativo” al liceo Frattini
Sabato 13 aprile l’inaugurazione della mostra dello scultore Massimo Fergnani
S’intitola “Anima, epicentro del periodo creativo” la personale dello scultore Massimo Fergnani, che sarà inaugurata domani, sabato 13 aprile alle 11 allo spazio arte “No museo” del liceo Angelo Frattini di Varese.
Fergnani ha il suo studio a Gazzada: questo laboratorio, dall’aspetto di officina, un po’ nascosto in una sorta di corte lombarda, di fronte ai binari della ferrovia, si presenta con un massiccio, vecchio portone marrone scrostato dal tempo, per poi essere avvolti appena entrati dall’odore della polvere di marmo e gesso e quello un po’ dolce e ammuffito della creta.
«Ogni angolo di questo spazio – si legge nella presentazione della mostra, a cura di Constantin Migliorini, parlando del laboratorio dello scultore - si presenta pieno di scaffalature con sculture , busti, teste, studi di mani, lavori su committenza, strumenti di ogni genere, scalpelli, sgorbie, ferri, per armature, arnesi, tronchi non ancora lavorati, seghe, tutto disposto in un ordine ben preciso e funzionale, mentre in alto dal soffitto un argano con catene ci controllava, e in fondo nascosto da locandine di vecchie mostre , un soppalco con una galleria di alcune sculture finite in mostra, aspettava di svelarmi i lavori custoditi, insomma un luogo dove non si può aver dubbi su quale possa essere il mestiere del proprietario , se non quello nobile dello scultore».
«Gli atelier raccontano sempre dell’artista ospitato, infatti Fergnani è uno scultore che incarna quella qualità operativa alta e ben radicata nella miglior tradizione disciplinare del ‘900, dove la sapienza artigianale in funzione della sua specifica sensibilità poetica espressa, può passare con disinvoltura dal legno alla scultura colorata, per poi praticare il marmo, il bronzo, la terracotta, secondo un’invenzione di sintesi figurativa con forti accentuazioni simboliche e con un continuo dialogo tra figurazione e astrazione».
E ancora: «La scultura come dice Fergnani, è frutto anche della casualità, ma sopratutto del lavoro quotidiano. Il processo creativo parte con un’dea iniziale e con un’esigenza interiore, nata nella testa e bloccata col disegno su carta prima che essa evapori, così che faccia da timone e ne indichi la direzione, ma cominciando poi a lavorare con la materia, ciò che all’inizio appariva tutto così chiaro, acquista nuove possibilità, dettate dal fare e dalla scoperta di materiali che man mano si presentano con le loro specificità. Il legno di pino marittimo o quelle delle siepi di bosso, dove le spaccature tra le fibre possono acquisire un valore espressivo, come quel senso di lacerazione esistenziale o di vuoto, suggeriscono di volta in volta situazioni insolite non calcolate inizialmente, ma importanti e stimolanti per il divenire della forma. Ed è così che il difetto o l’intoppo, può essere inglomerato nell’idea e prenderne parte formalmente. Lo si denota anche nelle sculture di marmo di Carrara, materiale nobile e sapientemente ben lavorato da Fergnani, dove la ricerca formale gioca molto tra pieni e vuoti, per far emergere questo concetto di lacerazione e spaccatura che sempre ritornano, finalizzate a toccare tematiche dove al centro c’è sempre l’uomo col il suo pensiero di emozioni, con la trasfigurazione, l’anima, la genesi, la contorsione, l’ascolto».
«Il lavoro di Massimo Fergnani - conclude la presentazione - è onesto, nel solco della tradizione novecentesca, ammaliante e convolgente, svolto con una eccezionale conoscenza dei processi concreti del fare scultura, con consapevolezza e con l’umiltà che il duro mestiere insegna e che ci suggerisce con le opere esposte al Non Museo del Liceo Frattini, una parte della sua visione intimistica e poetica della vita». La mostra è aperta fino al 4 maggio.
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