IL FENOMENO
Aste: per tutti (o quasi)
Acquistare opere d’arte non è più (solo) un «affaire d’élite»

L’atmosfera è densa di tensione mista a eccitazione. Ad andare all’incanto un’opera tanto desiderata: una paletta si alza, dall’online rilanciano, poi un’altra offerta al telefono e ancora una paletta...
Dopo il brusio, tutti tacciono, l’opera è aggiudicata.
Sembra una sequenza di un film, in realtà è una scena che si vive nelle sale d’asta italiane e non solo. Quante volte, ammettiamolo, ci sarebbe piaciuto anche solo assistere e respirare quell’atmosfera, ma abbiamo sempre pensato che quel «mondo lì» fosse solo per una certa élite di acquirenti dai conti corrente a parecchi zeri. Ma è davvero così? A guidarci per saperne di più su questo affascinate settore è Rossella Novarini, direttrice de Il Ponte Casa d’aste, realtà milanese che ha chiuso il 2018 con un record aumentando il fatturato del 20% pur avendo diminuito i lotti venduti.
Dottoressa Novarini, chi non è un appassionato del mercato d’arte potrebbe pensare che le aste siano solo per collezionisti facoltosi, è esatto?
«Le aste sono opportunità per le fasce di pubblico di avvicinarsi al mercato dell’arte e renderlo fruibile a tutte le tasche. Il Ponte stesso si è molto “battuto”, nei suoi 45 anni di attività, per contribuire a questo avvicinamento caratterizzandosi proprio con un mercato a 360° e arrivando a differenziare le tipologie di aste in due sedi (nelle vie Pontaccio e Pitteri) dove si propongono beni di diversa epoca, qualità e genere.
C’è quindi una tipologia di aste per collezionisti di esperienza e consolidati, dal grande potenziale di acquisto, ma anche una altrettanto accattivante tipologia dove chiunque può trovare qualcosa di interessante, di proprio gusto e interesse, senza dover investire dei capitali. Questa apertura sempre più ampia è a nostro avviso il futuro del mercato: l’asta non è più per pochi eletti o esclusivamente per operatori del settore (mercanti, antiquari, galleristi), è un modo di acquistare “arte” davvero aperto a tutti».
È dunque un’opportunità per tutti i tipi di investitori?
«Assolutamente sì. Abbiamo notato un grandissimo incremento di visitatori e di acquirenti negli ultimi anni, sia nella sede storica di Palazzo Crivelli, dove vengono battute le aste di settore dipartimentali, sia in quella di via Pitteri che in un weekend raggiunge anche le 1500 presenze. Segno che le aste attirano molto e suscitano sempre più interesse nel pubblico».
In un periodo di forte volatilità delle Borse, l’opera d’arte è da considerarsi un investimento a lungo termine?
«Per certi settori sicuramente; parlo di quelli che trattano i “beni rifugio” per eccellenza, per esempio gioielli, ma anche investire in Arte Moderna e Contemporanea, nel design del ‘900 o nell’Antico, così come in altri ambiti può essere un investimento che paga sul lungo termine. Certo deve essere un investimento consapevole indirizzato da figure ed esperti competenti, che possano consigliare al meglio di fronte alle tante proposte del mercato del momento».
Quali sono i canali attraverso cui le opere e l’oggettistica giungono in una casa d’asta?
«Tutti i beni che Il Ponte Casa d’Aste propone all’incanto provengono quasi esclusivamente da conferimenti privati. I “mandanti”, questo il termine utilizzato per indicare coloro che conferiscono un bene, possono essere collezionisti che vogliono cambiare la collezione o reimpostarla, persone che hanno ricevuto delle eredità, che si ridimensionano in termini abitativi, che traslocano. Ma ci possono essere anche mercanti che utilizzano le aste e la loro amplissima visibilità per vendere, non solo per comperare».
Quali sono i fattori che determinano il prezzo di un’opera?
«Sono molteplici e le dinamiche variano a seconda del mercato di riferimento. Eccezionalità qualitativa, rarità e unicità sono elementi che definisco il valore di un’opera o di un bene e contribuiscono in modo notevole ad “accendere” la gara per l’aggiudicazione finale. Un altro elemento importante è la territorialità delle opere, ovvero il Paese di origine, che stimola i compratori ad aggiudicarsi un pezzo della propria cultura e storia».
L’acquisto si rivaluta nel tempo?
«La rivalutazione è implicita nel suo essere eccezionale. Per questo il mercato si orienta verso oggetti e opere straordinarie di grande qualità, perché rimarranno sempre tali nel tempo».
Le vendite con prezzi a 7 o 8 zeri sono le più redditizie?
«Sicuramente i beni che raggiungono tali cifre incidono sensibilmente sul fatturato della casa d’aste. Tuttavia, sarebbe riduttivo limitare la performance considerando unicamente i risultati ottenuti dai top lot. L’asta è strutturata sulla presenza di lotti con valutazioni molto alte a cui se ne affiancano numerosi altri con partenze più contenute e il successo complessivo è dato dall’ottima performance di ognuno di essi. L’asta è come un concerto: c’è il momento topico, la sinfonia più potente, ma intorno c’è tutta una composizione, in vari tempi, che contribuisce all’armonia e alla perfezione dell’esecuzione. Non basta un top lot a fare il successo di un’asta. È la percentuale dei venduti, più i top lot, a far dire che un’asta è andata bene».
I compratori sono più italiani o stranieri?
«Dipende sia dalla tipologia di beni proposti che dal settore di riferimento. La percentuale di stranieri è cresciuta soprattutto grazie all’avvento delle aste online, che permettono di superare i confini con facilità, ma sono tanti anche i clienti italiani».
Come si colloca l’Italia nel mondo del mercato dell’arte?
«Il suo ruolo è in crescita, potrebbe essere maggiore se non fosse, purtroppo, per le limitazioni che il sistema legislativo in essere pone all’esportazione dei beni. La legge così com’è ostacola e penalizza molto il nostro Paese e non ci fornisce uguali opportunità di concorrere con i competitor internazionali».
Quali sono i mercati emergenti?
«Negli ultimi anni, anche in Italia, si sta assistendo alla crescita di settori già affermati all’estero quali il design e la fotografia. L’arte moderna e contemporanea mantiene un ruolo predominante ed è ad oggi l’unico settore in grado di mettersi allo stesso livello di competizione con i colleghi stranieri».
L’asta online è il futuro?
«Il successo delle aste online è crescente, tuttavia non credo che queste potrebbero sostituire la presenza dei clienti in sala o al telefono. L’asta è un momento carico di emozioni facilmente tangibili, ma non riproducibili. L’online non ha né potrà mai avere lo stesso pathos di una paletta alzata o di un rilancio verbale».
Con l’online è cambiato, e se sì come, il ruolo delle case d’asta?
«L’online è uno strumento molto importante che ha agevolato la partecipazione alle vendite a clienti sparsi in tutto il globo. È stato un grande passo avanti in termini di accesso a questo mondo e alla visibilità di questo tipo di mercato, ma non ha modificato il ruolo e l’identità della casa d’aste».
Quale consiglio darebbe a un giovane che vuole avvicinarsi al mercato dell’arte?
«Consiglio sempre di comprare ciò che piace. Partecipare alle aste deve essere prima di tutto un piacere e un divertimento».
A cosa stare attenti?
«Ai neofiti consiglio di affidarsi all’esperienza e alla professionalità degli esperti, i quali, grazie a una conoscenza approfondita del mercato, sapranno indirizzarli al meglio. È importante, inoltre, poter visionare il bene dal vivo o richiedere la dettagliata relazione sul suo stato di conservazione, servizi che la casa d’aste offre di prassi».
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