LA RASSEGNA
Bahrami sul palco di BAClassica
Appuntamento con il pianista iraniano

Ramin Bahrami a “BAClassica” c’è sempre stato. Anzi, “BAClassica senza Bahrami semplicemente non esisterebbe. Il pianista iraniano adottato dall’Italia è la figura simbolo del festival bustocco. È stato lui a inaugurare, insieme al pianista jazz Danilo Rea, la prima edizione nel 2018 ed è stato lui, sempre con Danilo Rea, a chiudere l’edizione dello scorso anno. In mezzo ci sono stati tanti concerti, spesso dedicati all’amatissimo Johann Sebastian Bach e spesso avventurosi, perché Ramin Bahrami, diventato cittadino onorario di Busto Arsizio, a volte esce dai confini ristretti del repertorio classico per sperimentare e contaminare, proprio come avvenuto nelle due serate con Danilo Rea.
Sarà in parte così anche stasera, per il gran finale dell’edizione 2025 di “BAClassica”, alle 21.00 nell’unico appuntamento al Teatro Sociale “Delia Cajelli” di questo cartellone, un appuntamento come ormai consuetudine trasmesso in diretta streaming sul megaschermo della “soglia magica” dell’Aeroporto di Malpensa grazie alla collaborazione con SEA (per info e biglietti www.baclassicafestival.com). Bahrami farà ancora una volta Bach, però non lo farà da solo. In programma, infatti, c’è l’Offerta Musicale BWV 1079 eseguita insieme alla flautista Giulia Carlutti a tre membri di uno dei quartetti italiani più autorevoli di oggi, il Quartetto Indaco, le violiniste Eleonora Matzuno e Ida Di Vita e il violoncellista Cosimo Carovani.
L’Offerta Musicale appartiene al gruppo delle grandi architetture contrappuntistiche della maturità bachiana, una vertiginosa avventura tra fughe e canoni di complessità crescente al pari delle Variazioni Goldberg e dell’Arte della fuga, entrambe destinate al clavicembalo. Anche l’Offerta Musicale avrebbe potuto essere scritta per il solo clavicembalo, ma il suo organico prevede anche un violino e un flauto, quest’ultimo in omaggio al re di Prussia Federico II, che era un valente flautista. Narrano infatti le cronache dell’epoca che nel maggio del 1747 Johann Sebastian Bach si recò a fare visita a Potsdam al figlio Carl Philipp Emanuel, musicista al servizio di Federico II. In quell’occasione il sovrano lo accolse proponendogli una sfida musicale, l’improvvisazione di una fuga su un tema suonato da lui stesso al clavicembalo seduta stante. Al rientro dalla visita, Bach scrisse il Ricercare che aveva improvvisato davanti al re, facendone però il punto di partenza per la creazione di uno dei suoi ultimi capolavori, pubblicato poco dopo naturalmente con una dedica al sovrano di Prussia, il quale aveva fornito una scintilla alla sua ispirazione.
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