OCCUPAZIONE
Beko: «Il piano non cambia»
Prime indicazioni negative dal vertice tra azienda e sindacati al ministero dell’Industria. I lavoratori di Cassinetta col fiato sospeso
Prime indiscrezioni poco incoraggianti dal vertice romano, oggi, martedì 11 dicembre, in corso al ministero dell’Industria, sulla vertenza Beko che coinvolge 541 lavoratori dello stabilimento, ex Whirlpool, di Cassinetta. Il piano di Beko Europe per l’Italia, «nelle sue componenti e risultati economico finanziari, non può cambiare» ed è «in linea con il golden power» ha detto Maurizio David Sberna, responsabile relazioni esterne dell’azienda, intervenendo al tavolo della trattativa.
Sberna ha ricordato che la multinazionale turca, prima che in Italia, ha agito «in Polonia e Regno Unito per evitare ulteriori sovrapposizioni». «Siamo disponibili a discutere con governo, istituzioni locali e soprattutto con le organizzazioni sindacali per fare ulteriori valutazioni industriali al fine di identificare le modalità con cui affrontare la situazione» ha aggiunto.
L’azienda prevederebbe comunque di concentrare le proprie produzioni e gli investimenti in Italia e di mantenere, per tutto il 2025, tutti i siti produttivi attivi e gli attuali livelli occupazionali.
Il vertice è iniziato poco dopo le 14.
L’INCONTRO
Quale piano industriale presenteranno i manager di Beko Europe? I loro capi e proprietari turchi di Arcelik avranno deciso di rivedere nel merito i loro programmi di chiusure e licenziamenti? Sono le domande che da giorni si pongono i dipendenti di Beko Europe in tutti i siti produttivi del gruppo e in particolare a Cassinetta, dove sono stati annunciati 541 esuberi nelle linee di produzione del freddo. Oggi pomeriggio a Roma, dunque, ci dovrebbero essere dei chiarimenti da parte dell’azienda, richiamata al tavolo dal ministro Urso dopo l’incontro del 20 novembre, in cui era stato prospettato un cosiddetto piano industriale in cui le uniche parole chiave erano tagli e licenziamenti. Solo cento milioni di investimenti in tutto, briciole per cinque siti produttivi. E nessun accenno a programmi di ricerca e sviluppo, nuovi prodotti e basi per il futuro. Un quadro che il governo - e prima ancora i sindacati - ha giudicato come irricevibile, in applicazione di quel golden power che ha consentito di prendere tempo e di avviare una discussione che, si spera, porti a qualche ripensamento.
ALFIERI (PD): «IL PIANO INDUSTRIALE NON VA, URSO DIA RISPOSTE»
«Le rappresentanze sindacali hanno assolutamente ragione. Il piano industriale presentato da Beko Europe è inaccettabile, visto che prevede quasi 2000 esuberi, chiusura di stabilimenti e ridimensionamento dell’area impiegatizia ed è in linea con l’atteggiamento di chiusura fin qui tenuto dall’azienda. Un piano che si traduce in un dramma immediato per le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie ma anche nella compromissione della capacità produttiva dei siti italiani nell'immediato futuro», dichiara il senatore varesino Alessandro Alfieri davanti al Ministero in occasione del tavolo Beko. «Il ministro Urso sostiene di aver concesso “un secondo tempo supplementare” all'azienda prima di esercitare, se necessario, la golden power. Come senatori del Pd crediamo che dalla società si debba e si possa pretendere da subito un atteggiamento di maggiore responsabilità e siamo vicini ai lavoratori e ai sindacati che hanno annunciato la prosecuzione della loro mobilitazione per la salvaguardia dei livelli occupazionali e dei siti produttivi che, in Italia, riguardano diverse regioni. Invitiamo perciò il ministro a un nuovo e piu' incisivo intervento al tavolo delle trattative e a riferire al più presto in Parlamento sulla vertenza Beko».
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