DROGA
L’operazione della polizia ha svelato un redditizio giro di spaccio a domicilio
Quando venne arrestato nel suo appartamento di via Levi dagli investigatori del commissariato di Gallarate, Viktor Muca aveva intuito che l’indagine non si sarebbe conclusa così, che la polizia non si sarebbe accontentata di quei 600 grammi di coca.
I suoi timori erano fondati: nei giorni scorsi gli agenti gli hanno recapitato in cella una nuova ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pubblico ministero Rossella Incardona ed emessa dal gip Nicoletta Guerrero.
E questa volta le accuse si estendono anche al cugino del ventottenne, Pashk Muca, conosciuto da tutti come Pasquale e di due anni più giovane. Ma quest’ultimo al momento è latitante e sarà difficile rintracciarlo ora, quando mescolarsi tra la gente è impossibile. Ieri comunque il cugino Victor - che è difeso dall’avvocato Ermanno Talamone - è stato tele-interrogato dal giudice Guerrero via Skype e si è addossato tutte le responsabilità scagionando del tutto Pasquale.
Le cessioni di cocaina contestate ai due cugini comprendono un arco temporale che va da giugno a gennaio. La polizia ha tenuto monitorata l’attività con particolare attenzione, così da documentare episodi specifici. Avevano per esempio un cliente - un italiano di 45 anni - che rifornivano due o tre volte alla settimana, portandogli la droga a domicilio oppure in un parcheggio e da cui guadagnavano 50 euro per ogni cessione. C’era poi un cinquantenne che si rivolgeva a loro circa cinque volte al mese e che acquistava 0,5 grammi. Bastava un messaggio - un sms che arrivava su un vecchio telefonino tacs - per avere un servizio rapido e sicuro.
Molto più assiduo il quarantenne a cui davano appuntamento in un bar: la dose era giornaliera. A Gallarate avevano, tra gli altri, un acquirente a cui facevano uno sconto di 10 euro, ma per gli altri il listino prezzi era fisso. A quanto pare i due Muca nel corso dei mesi ricompresi nell’ordinanza si erano alternati nello spaccio al minuto, facendosi coadiuvare da un terzo soggetto rimasto ignoto.
Il loro business durava almeno da un anno e le consegne venivano effettuate spesso in bicicletta, perché in sella a una mountain bike risultavano molto meno sospetti. Ed era un lavoro redditizio il loro visto che a Viktor, a gennaio, gli investigatori avevano sequestrato 7mila euro in contanti. Piovuti dal cielo evidentemente: durante l’interrogatorio di convalida il ventottenne ammise al gip Guerrero di non aver mai lavorato in vita sua.
Però i clienti sono un’arma a doppio taglio: tanto ti arricchiscono quanto ti “cantano”. Gli inquirenti hanno raccolto molte delle loro conferme proprio grazie alle dichiarazioni degli assuntori, rintracciati anche attraverso i tabulati telefonici e i contatti in rubrica. Ora i tossicodipendenti sentiti nel corso delle indagini avranno nuovi fornitori che beneficiano dell’operazione compiuta dal commissariato. Ma si sa, non saranno discreti neppure con loro.
Si tratta di una delle tante operazioni antidroga messe a segno dalle forze dell’ordine a Gallarate.
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