L‘ESPOSIZIONE
Carlo Bossoli, il pittore globetrotter
La Züst dedica una mostra all’artista ticinese e italiano d’adozione
Svizzero d’Italia, chiamavano Carlo Bossoli (1815-1884), artista giramondo, straordinariamente apprezzato e conteso nel continente europeo. In patria, a Lugano, invece, se non ignorato, non fu mai osannato, a differenza dei contemporanei Vincenzo Vela e Antonio Ciseri. A mezzo secolo dalla prima e unica esposizione a lui consacrata, nella sua Lugano, risulta tanto più opportuna, dunque, la retrospettiva in corso alla Pinacoteca Züst di Rancate. Curata da Sergio Rebora, con il coordinamento scientifico e organizzativo di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla, l’esposizione riunisce oltre cento opere (da istituzioni pubbliche italiane e svizzere e da importanti collezioni private, tra cui alcune inedite) tra vedute, quadri evocativi di vicende storiche e ritratti, apprezzati da re – dai Savoia alla regina Vittoria – principi, dalla migliore nobiltà e dalla borghesia più sofisticata dell’800. Bossoli fu, scrive Mariangela Agliati Ruggia, «un fecondissimo autodidatta dotato di una notevole facilità compositiva: penetrante osservatore, illustratore tra i più efficaci, fotoreporter ante litteram nel raccontare le battaglie risorgimentali vissute direttamente sul campo per incarico del “Times” e del principe Eugenio di Savoia-Carignano». I Savoia elevarono l’artista luganese a “nostro pittore di storia” e gli commissionarono ben 150 fra tempere e litografie. Partito giovanissimo con la famiglia da Lugano, Bossoli cresce a Odessa, dove lavora come artista per i conti Michail ed Elizaveta Voroncov. Nel 1840 si trasferisce a Milano dove svolge un’attività da reporter documentando gli accadimenti delle Cinque Giornate, realizzando al contempo vedute di giardini e palazzi per la nobilità milanese. A Torino, insieme al nipote Francesco Edoardo, anch’egli artista (a lui è dedicata una sezione in mostra), costruisce una dimora orientaleggiante, a ricordo dei suoi numerosi viaggi, in Marocco, ma anche in Spagna, Russia, Inghilterra, Irlanda. Sono gli anni in cui – illustrano i curatori – «la vecchia Europa si lascia travolgere dalla magia dell’Oriente e dell’Esotico e lui sa ricreare quelle atmosfere sospese tra sogno, leggenda e realtà in modo perfetto, avendole vissute da vicino e amate». Dopo aver tanto viaggiato, il globetrotter muore nella capitale piemontese ma, per sua esplicita richiesta, viene seppellito nel Cimitero di Lugano, la patria che nonostante la vita cosmopolita, non aveva mai smesso di frequentare e di amare.
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