SOCCORSO DAL CIELO
Cellulare e “Volpe”. Così si salvano vite
Esercitazione della Gdf sui monti dell’Ossola. Ecco come funziona l’Imsi Imei Catcher: la Sezione aerea di Varese in azione con le squadre del Soccorso alpino
Demonizzato e bistrattato ma, alla fine, sempre in tasca. E forse è meglio così, perché in certi casi può davvero fare la differenza tra la vita e la morte. Il telefono cellulare è infatti l’ultimo ma indispensabile anello d’una complessa catena, fatta di tecnologia e abilità umana, che si sta rivelando sempre più preziosa nelle operazioni di salvataggio e soccorso, soprattutto in montagna. Lo sanno bene alla base di Venegono Superiore della Sezione aerea di Varese della Guardia di Finanza, dove da qualche tempo è in dotazione l’Imsi Imei Catcher: si tratta di un sofisticato sistema di intercettazione, in grado di localizzare con estrema precisione la posizione dei terminali cellulari attraverso i codici Imsi ed Imei, appunto.
Come funziona? In sostanza, questa “scatola” supertecnologica agisce come cella virtuale che, interponendosi tra il cellulare di destinazione e i provider di servizi, permette di individuare un numero di cellulare e rilevare terminali satellitari, consentendone la localizzazione geografica. L’apparecchiatura viene posizionata a bordo dei velivoli Aw169 dove un operatore specializzato, munito di un apposito tablet collegato, decripta i dati e fornisce ai piloti le coordinate precise per individuare il cellulare in questione.
In parole povere, giusto per fare un esempio, se un escursionista è disperso in montagna e non è in grado di comunicare o fornire indicazioni sulla sua posizione, se ha con sé un cellulare carico, grazie al Catcher viene localizzato con la massima precisione. Lo smartphone non deve avere per forza avere connessione o copertura dati, è sufficiente che non sia spento o in modalità aereo.
Detta così potrebbe sembrare cosa da poco, ma dietro al successo di una missione ci sono ore di addestramento, innovazione tecnologica e, soprattutto, l’abilità e l’affiatamento dei militari, chiamati a fare un vero lavoro di squadra in cui ciascuno deve fare la propria parte.
IN VOLO SULL’ALTA VAL BOGNANCO
Nei giorni scorsi un equipaggio della base di Venegono è stato impegnato in un’esercitazione congiunta, compiuta insieme ai militari del Sagf – il Soccorso alpino della Guardia di Finanza – della Stazione di Domodossola, tra le più complete e articolate. Decollo dalla pista di via De Gasperi, arrivo all’aviosuperficie di Masera in poche decine di minuti: qui ad attendere Volpe (come vengono storicamente indicati i velivoli delle Fiamme gialle) ci sono le squadre del Sagf. L’attività inizia con una fase di briefing, in modo da concordare procedure e modalità di azione: è sì un’esercitazione, ma in volo e in montagna nulla può essere lasciato al caso. I militari del Soccorso alpino, muniti di ramponi e sci, vengono verricellati oppure sbarcati in hovering - cioè con elicottero fermo in aria - in Alta Val Bognanco, affinando così i meccanismi e le sinergie tra piloti e tecnici.
TECNOLOGIA E ABILITÀ
La seconda parte dell’attività prevede poi l’individuazione del cellulare di servizio in dotazione a un operatore del Sagf, simulando così la ricerca di un disperso in zona impervia, quale può essere un versante di montagna, tra neve e rocce, a oltre 2mila metri di quota. Tramite la sala operativa e le banche dati in uso al Corpo, viene comunicato il numero identificativo del dispositivo mobile o della scheda sim in questione: le quindici cifre (una sorta di codice fiscale, unico per ciascuno smartphone o per ciascuna scheda telefonica) vengono inserite nel terminale a bordo e decodificate dall’operatore specializzato, che le traduce in un target posizionato sulla mappa, con coordinate geografiche, distanza e altitudine. Al contempo, vengono fornite anche indicazioni quali età del soggetto, indumenti, ultimo punto di avvistamento e condizioni stimate. L’operatore Imsi procede dunque alla radioguida dei piloti e aggiorna in base all’eventuale movimento del target: una volta arrivati in posto con gli strumenti di bordo, si procede infatti tramite le indicazioni dell’operatore. Le tempistiche di individuazione del target dipendono anche da vari parametri, quali ad esempio la forza del segnale e la tipologia di ambiente, se urbano, semi urbano o non antropizzato. Le indicazioni vengono fornite anche alle squadre di terra, in modo da garantire la maggior capillarità possibile nelle operazioni di ricerca.
Target individuato, disperso recuperato. Al termine delle attività, c’è la fase conclusiva di confronto tra gli operatori per affinare ulteriormente dinamiche e meccanismi. L’esercitazione è andata bene e tutto è filato liscio: nella vita reale, sarebbe stata un’altra vita salvata.
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