IL GIORNO DEL CARROCCIO
Congresso Lega, Romeo a Salvini: «Parla più di Nord»
Il discorso integrale del neo segretario lombardo. «La Lega deve tornare a fare la Lega»
Massimiliano Romeo è stato eletto oggi, domenica 15 dicembre, nuovo segretario lombardo della Lega. Ecco il suo discorso all’assemblea a Milano.
«Ringrazio tutti i militanti che in questi mesi mi hanno sostenuto e le tantissime attestazioni di fiducia che mi sono state accordate dai delegati. Se siamo arrivati sino a qui è perché ce lo siamo conquistati con più di un anno e mezzo di duro lavoro. Confermo il rispetto per il lavoro fatto dagli uscenti della segreteria regionale, al netto delle diversità di visione sulla gestione del Movimento. Confermo il massimo rispetto per Luca Toccalini e per il suo passo di lato in funzione dell’unità del Movimento visto il delicato momento che sta attraversando la Lega con Matteo Salvini sotto processo per aver difeso i confini nazionali, e per Christian Invernizzi per averci almeno provato, ci siamo confrontati in modo molto civile a Bergamo, con l’auspicio di costruire le condizioni affinché al prossimo Congresso si abbia la tranquillità e la maturità giusta per far partecipare tutti i militanti e per un confronto anche tra più candidati».
«Il nostro programma per la segreteria della Lega lombarda, che vuole ripartire dai militanti e dal territorio puntando su identità e senso di comunità, segue due filoni: uno di carattere gestionale e uno di carattere più politico» ha aggiunto Romeo. Che ha poi trattato singoli aspetti.
GESTIONALE
«Sarà nostra premura instaurare un clima di collaborazione, di cooperazione, di fiducia e di armonia tra la militanza, superando le attuali conflittualità. Davvero troppe. Serve un cambio di passo, la base deve essere più coinvolta nelle decisioni e nelle scelte fatte dai dirigenti. La militanza non può essere considerata prevalentemente come manovalanza con un comitato ristretto che prende le decisioni. Regole interne chiare per tutti, un po’ più di ordine, merito ed equità, valorizzando esperienza e militanza. Serve equilibrio e stabilità, una gestione più inclusiva compito di un dirigente è tenere insieme tutti i militanti».
«Il metodo - ha proseguito Romeo - sarà quello del coinvolgimento delle segreterie provinciali, insieme al direttivo regionale, nelle scelte che verranno prese. A loro volta le segreterie dovranno coinvolgere il più possibile i territori, anche nei confronti di coloro che hanno sensibilità differenti. Ci deve essere rispetto per le varie anime. Momenti in cui è maggioranza una, o l’altra, ma basta conflittualità. Se c’è un confronto anche se non viene eletto il segretario preferito, ci si mette a disposizione del movimento, anziché iniziare una conflittualità il giorno dopo».
E ancora: «Assemblee provinciali periodiche per ascoltare la base. Saranno convocati i congressi di Monza e della Val Camonica. Giusto che si chiuda la stagione dei nominati e dei commissariamenti in generale, che sono l’eccezione e non la regola».
Altra obiettivo: «Ripristino circoscrizioni interne con referenti eletti da militanti».
«Potenziare la rete degli amministratori locali che vanno coinvolti su scelte e strategie da tenere su problematiche politiche legate al territorio».
«Supporto alle attività e scelte del Governo regionale e del Consiglio regionale anche nel
rapporto con i nostri alleati: la Lega si deve fare rispettare di più».
Altro tema: «Rafforzare i contatti con le associazioni di categoria». «Organizzazione di tavoli tematici, maggiore integrazione tra i giovani ed il
movimento».
ASPETTO POLITICO
«In questo anno e mezzo abbiamo ascoltato la base cercando di comprendere le ragioni di un malcontento che non deriva solo da quelli che hanno perso il posto, ma anche da militanti semplici che non hanno mai chiesto nulla, che si sentono disorientati, disillusi, che non si sentono più parte di un progetto. Che sarebbe un grosso errore derubricare a rompiscatole di cui si può fare a meno». «Il nostro compito è stato quello di ascoltare, non di andare contro il segretario come qualcuno ha sostenuto, ma per far capire all’intera dirigenza che c’è qualcosa che non funziona e per fare soprattutto delle proposte che possono essere una buona base di discussione in preparazione del congresso federale. Non per andare contro ma per aggiustare la rotta».
«Lega dal respiro nazionale intuizione giusta, ma allo stesso tempo sindacato del territorio, ossia forza politica che difende la propria terra e la propria comunità a seconda di dove opera. Questa è la nostra anima. Lega lombarda che non può essere solo megafono della politica nazionale, ma deve parlare di più di temi identitari».
«Le buste paghe al Nord non bastano più. Dunque stipendi in base al costo della vita, buste paghe più ricche nei territori dove la vita costa di più. Difesa del sistema economico produttivo lombardo. Intese con altre regioni europee (progetto macroregioni, facendo rete per influenzare le decisioni della Commissione Ue. Lasciare libertà di azione alle aziende e ai territori per raggiungere determinati obiettivi».
MESSAGGIO RIVOLTO A SALVINI
«Matteo se non parliamo più del Nord, al Nord i voti non li prendiamo più»
«A un certo punto sembrava quasi ci si volesse liberale dell’ala nordisra del Movimento. Sarebbe stato un errore fatale. Una corrente nordista, se ben gestita è funzionale ad aumentare il nostro potere contrattuale a Roma, soprattutto sul tema dell’autonomia e del federalismo fiscale, che non devono finire nella palude romana. Una corrente del nord l’ha fatta pure Forza Italia. Bossi creò ai tempi la corrente indipendentista quando si chiamava Lega Nord, ora che è Lega nazionale si può pensare a una corrente nordista».
«Sono contento Matteo che tu sia andato a trovare Umberto Bossi. Ci sono andato anche io il primo dicembre per dirgli che mi sarei candidato alla
guida della Lega lombarda. Ho trovato giusto e doveroso, a maggior ragione nel 40° anniversario della Lega lombarda, fare un passaggio con il fondatore. Ogni tanto due chiacchere con il Capo fanno bene. Così come trovo giusto che lo si inviti a qualche evento e manifestazione che facciamo sul territorio».
«Un vero leghista deve essere sempre riconoscente a Bossi, a Maroni e a Salvini. La Lega è vero che non deve vivere di nostalgie, ma non deve neanche snaturarsi. Come conciliare allora la Lega nazionale con la salvaguardia dell’identità dei territori? Prendendo spunto da modelli esistenti in alcuni Paesi Europei. Come Csu Bavarese, forza identitaria che allo stesso tempo appartiene alla famiglia dei cristiano-democratici tedeschi (CDU). Lega lombarda che appartiene alla famiglia della Lega Salvini Premier dotata di una propria autonomia politica territoriale. Serve un progetto innovativo».
POSIZIONAMENTO POLITICO
«Non ci ha mai appassionato il dibattito tra chi di noi guarda a destra o al centro. Questa preoccupazione di andare ad occupare spazi che sono di altri è davvero difficile da spiegare. Nell’immaginario collettivo la destra è rappresentata dalla Meloni e il centro è rappresentato da Forza Italia». «Non siamo in grado di superare nessuno ne da una parte ne dall’altra. La Lega è sempre stata considerata il partito del territorio, identità che abbiamo un po’ smarrito. Presi tutti nel cercare un nuovo spazio politico ci siamo dimenticati di coltivare il nostro. Se non riprendiamo il concetto di Sindacato del territorio rischiamo di diventare la copia degli altri e tra la copia e l’originale sappiamo tutti che gli elettori scelgono l’originale».
LA LEGA DEVE FARE LA LEGA
«La Lega della comunità e non delle personalità, non ci deve essere la Lega di Zaia, di Fedriga, di Fontana, di Giorgetti, di Calderoli, di Durigon, di Vannacci, o di altri. Ma la lega delle comunità, la Lega dei militanti, la Lega dei popoli. Da quanto tempo non ci sediamo tutti insieme allo stesso tavolo? Da troppo tempo».
UNA DUE GIORNI
«Consigliamo una due giorni da organizzare per discutere insieme del momento che sta attraversando il Movimento. So di avere una grande responsabilità, ma tu Matteo che sei a capo dell’intero Movimento hai una responsabilità più grande e una grande opportunità. Sfruttala».
«In sintesi per ricapitolare proprio perché siamo federalisti la gestione del Movimento dovrebbe essere più federalista, anche sotto il profilo gestionale. Siamo contro il pensiero unico e quindi la dialettica dovrebbe essere centrale a partire dal nostro interno. Siamo contro la cultura della cancellazione e a maggior ragione dobbiamo tenere viva la nostra storia e i nostri simboli a partire dal Sole delle Alpi e dal Va’ Pensiero. Ad esempio, iniziativa di Molinari e Calderoli sul Monviso e non ci dispiacerebbe tornare a
Venezia».
E il saluto finale: «Fratelli su Libero Suol».
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