L’INTERVISTA
Da Freud alla risata, Beatrice Arnera a Varese
Monologo su se stessi al Teatro di piazza Repubblica. E alla Prealpina si racconta: «I miei miti? Monica Vitti e Gilberto Govi»
«Sentire le voci? Magari mi fermassi a questo, la mia testa è una riunione di condominio. Gli svantaggi sono evidenti ma in compenso non soffro mai di solitudine». Beatrice Arnera, stasera - giovedì 12 dicembre, alle 21 (pochi i posti disponibili) - al Teatro di Varese con Pronto, Freud?, ama spiazzare.
È lecito ridere della personalità multipla?
«Sono stata in analisi dodici anni. Conosco la materia e resto convinta che davanti ai problemi della mente sia indispensabile un aiuto esterno e che una sana dose di autoironia non guasti».
In queste ultime stagioni teatrali a riempire sono prevalentemente cabarettisti e strizzacervelli. Pronto, Freud? sembra cascare a fagiolo.
«Combo letale, lusingata ma non prendo meriti non miei. È stato il mio produttore a spingere perché andassi sul palco sola e con un testo scritto da me. Per convincermi ha dovuto impegnarsi parecchio. Una volta capitolata, ho deciso di portare in scena la mia vita, per divertire me e spero anche gli altri».
Under 30 ma con un percorso artistico ed esistenziale di tutto rispetto. In un’intervista molto interessante a Fanpage, ha definito la maternità in modo molto originale. Vuole ripeterlo?
«Ho detto che essere madre equivale a un rave interminabile. È una botta di luce e di volume a palla ma devi sapere gestire il dopo. Di questo parlo molto durante lo spettacolo, anche del fatto di avere recitato con un’altra vita in corpo. La maternità è una gioia indescrivibile, più facile raccontare la rivoluzione che comporta poi nella tua esistenza anche solo in termine di orari».
Il tema della maternità è al centro anche del suo prossimo film, Dove osano le cicogne in uscita a fine anno. Sa che uno dei bambini, Andrea Condè, è di Varese?
«Lo apprendo ora. Ho invece scoperto sul set la sua bravura. Essendo parte in causa, forse il mio giudizio è in parte falsato ma a me il film sembra bello. Il regista Fausto Brizzi e il protagonista Angelo Pintus trattano un argomento serio e delicato con leggerezza e profondità. Mi auguro che Dove osano le cicogne abbia il successo che merita. Pare stiano preparando un lancio spettacolare per l’anteprima del 31. Speriamo sia di buon auspicio».
Quali sono i suoi miti?
«Dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo. Se dovessi indicare attrice e attore preferito, direi Monica Vitti e Gilberto Govi, entrambi divertentissimi e inarrivabili».
Non male per una non ancora trentenne. A riempire i teatri per lei è gente della sua età?
«Non solo. Con una certa soddisfazione ho notato che il pubblico è vario, i giovani costituiscono la maggioranza ma non manca gente che, per tornare ai miei gusti, è cresciuta vedendo Govi e Monica Vitti».
Avere un compagno, Andrea Pisani, cabarettista e attore è una jattura o una benedizione?
«La seconda che ha detto. Casa nostra è un vulcano di battute, le più brutte destinate a rimanere tra quelle mura, le altre prossime all’uscita. Sono contenta che nostra figlia respiri un clima d’allegria, la complicità tra me e Andrea è totale. Ogni tanto mi chiedo cosa possa pensare chi ci vede sempre ridere e non sa che lavoro facciamo».
© Riproduzione Riservata