IL CONCERTO
D’Alessio a Varese tra note e umorismo
Il cantante napoletano al Teatro Openjobmetis con 25 anni di canzoni
«Dalle vostre parti vengo volentieri perché mi ricordano gli inizi di carriera. Parlo di 28 anni fa e di un teatro a Gallarate; suonavo il piano accompagnando un’orchestra. Partimmo da Napoli con un pullman scassato, impiegammo quasi due giorni; fu la mia prima volta lontano da Napoli».
Questo il ricordo di Gigi D’Alessio, che la msera di oggi, giovedì 9 novembre, alle ore 21 (ancora posti disponibili) sarà in concerto al Teatro Openjobmetis di piazza Repubblica. Al suo fianco una band collaudata composta da Alfredo Golino alla batteria, Giorgio Savarese e Lorenzo Maffia alle tastiere, Roberto D’Aquino al basso, Maurizio Fiordiliso e Pippo Seno alle chitarre.
«Questo tour - spiega D’Alessio - è un racconto della mia vita con la musica che dura da cinquant’anni. Da quando sono nato ho sempre sognato di suonare e cantare la mia musica. Canterò tutte le canzoni che il pubblico si aspetta da me».
Con alle spalle 20 milioni di dischi venduti e 25 anni di carriera si prova ancora emozione?
«È sempre la prima volta, sono teso ed emozionato allo stesso tempo ma felice di esserci. Non mi sento mai arrivato, per me è sempre un inizio. Non penso ai successi perché il vero successo è quello che deve ancora venire».
L’ultimo album si intitola “24.02.1967”, tua data di nascita, tempo di bilanci...
«In questo caso è come festeggiare un compleanno importante, perché quota 50 è significativo. Il bilancio certo ma ciò che conta è guardare sempre avanti, facendo tesoro dell’esperienza per migliorare la propria vita».
La canzone “Emozione senza fine”, dice tanto sul tuo stato d’animo attuale. Comunque vada l’amore ha un ruolo così importante come scrivi?
«Vale sempre la pena di vivere l’amore, sia che sia per una donna, che per un fratello, che per una madre, un figlio; amare è sempre importante. Mai come in questo momento volevo gridarlo al mondo intero, con questa canzone credo di esserci riuscito».
Da un po’ vanno molto le cover. Reality tipo “X Factor” hanno fatto scuola. I giovani si sono adeguati; non è un limite?
«Lo è, i giovani devono imparare ad avere coraggio, non accettare di fare le cover per poter cantare. Soprattutto devono suonare, in particolare i loro pezzi, senza paura della reazione della gente. Ci devono credere, come ho fatto io, devono tirare fuori tutta la loro creatività. La cover è interpretazione delle emozioni di qualcun altro, non la tua».
Quest’anno niente Sanremo, la tua spina nel fianco. Non ci sarai proprio nell’anno in cui, come volevi tu, sparirà l’eliminazione?
«È stato il palcoscenico più importante della mia carriera, che mi ha fatto conoscere al mondo. Partecipare è stato un grande onore, quello che mi ha sempre dato fastidio è solo il fatto delle regole che hanno limitato la musica, ora con Claudio finalmente sarà tutto diverso, mi dispiace che proprio questa volta non ci sarò».
Non ci sarai nemmeno a Capodanno sulle reti Mediaset, dove hanno deciso di cambiare rotta tornando al bravo presentatore?
«Non lo faccio più perché il contratto era finito. Non mi sembrava il caso di continuare, sono stati tre anni splendidi, in cui abbiamo fatto tante beneficenza, mi è piaciuto fare una conduzione a modo mio, senza prevaricare semmai accompagnando i cantanti ospiti, sostenendo i più giovani, mi dispiace ma questa volta non brinderò nella case degli italiani, ma rimane un altro bel ricordo che porto nel cuore».
A “Made in Sud“ hai dimostrato molta autoironia?
«Credo di avere dimostrato che la metto sempre sul ridere, qualsiasi cosa mi scivola addosso, che non me ne frega nulla delle prese in giro gratuite che mi vedono spesso bersaglio, che si trasformano in critiche gratuite. Credo che la mia vita privata sia oggetto di molte cattiverie, soprattutto perché chi mi sbatte in prima pagina non sa niente della mia vita, perciò è totalmente in malafede. Sono anche consapevole che le mie storie sentimentali sono oggetto di attacchi inevitabili, che essendo un personaggio pubblico devo mettere in conto cattiverie mediatiche solo per il gusto di creare gossip di basso profilo, diciamo che ho le spalle grosse e cerco di non prendermela. La mia partecipazione a “Made in Sud” voleva dire anche questo».
L’umorismo del programma è soprattutto recepito nel Sud Italia, credi sia esportabile al Nord?
«Non so se sono in grado di risponderti, non essendo un comico, di fatto ho fatto il vigile urbano della situazione, senza nemmeno una spalla. Però credo che non lo sia, esportabile: il mio è un umorismo tipico delle mie parti, così come noi facciamo fatica a capire quello del milanese, per intenderci».
Pino Daniele, ha lasciato un vuoto incolmabile...
«Una voragine senza fine, direi. Pino è stato unico e pensando a lui si riapre il dolore per la sua perdita. Però rimangono le sue splendide canzoni e per me il ricordo più bello è la sua tenacia e la sua professionalità: studiava sempre e suonava tutti i giorni, aveva un’amore per la musica infinito».
Una domanda sul tuo Napoli si può fare?
«Basta che non nomini la parolina che comincia per esse. Ma sinceramente meglio di no. Come sai, noi napoletani siamo molto scaramantici e sul calcio ancora di più».
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