L’INDAGINE
«Eliminiamo la nonna»
Orrore nelle intercettazioni di medico e infermiera dell’ospedale di Saronno accusati di omicidio. Indagati altri dodici per favoreggiamento e falso ideologico
Non di sole intercettazioni si compone un’indagine, ma certo quelle captate dagli inquirenti tra gli “angeli della morte”, ovvero Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni sono significative.
In una c’è di mezzo la nonna: «La nonna Maria la facciamo fuori».
Laura Toroni avrebbe parlato degli omicidi anche davanti al figlio undicenne: «Ma non hai capito, la Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana».
Una strage familiare.
Il ragazzino avrebbe detto: «Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali».
«Tua nonna non è possibile» gli replicava la madre.
«A tua nonna e a tua zia non è semplice… A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia… Gli tiri l’olio dei freni. (…) Poi c’è tua zia Gabriella… Non sei abbastanza grande per poter… Non sei abbastanza grande!» incalzava Laura al figlio appena undicenne.
I due nella conversazione registrata continuano a scambiarsi opinioni su progetti violenti fino a quando la donna aggiunge ancora: «E poi cosa avresti fatto? - rivolgendosi sempre al figlio -. Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse. L’umido da noi passa solo una volta a settimana (…) non abbiamo più neanche i maiali».
Altro elemento interessante da un punto di vista investigativo l’intercettazione in cui Leonardo Cazzaniga si dice preoccupato: «Questa è eutanasia».
Parlando con Laura, si domanda «secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (…) Se si documenta che ho praticato l’eutanasia…io non sono neanche l’unico».
Lei commentava: «L’eutanasia è un’altra cosa (…) Cioè tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci (…) loro non riuscivano nemmeno a respirare».
E Cazzaniga: «E allora è omicidio volontario (…) potrei venire accusato».
Ancora: «Per te sarei pronta a tutto, anche a uccidere i miei figli», avrebbe affermato Laura, anche se l’interpretazione di questa frase è presa a dir poco con le pinze dal pubblico ministero Maria Cristina Ria, più come un’iperbolica manifestazione di passione che una reale volontà di eliminare i ragazzi (non bisogna dimenticare che i due, prima di convivere alla luce del sole, avevano avuto una relazione clandestina.
Si desume sempre dalle intercettazioni: «Ma tu frequentavi Leo mentre eri insieme a tuo marito?», chiede un’amica.
«Sì... non andavamo d’accordo, ha avuto anche un ordine restrittivo nei miei confronti e in quelli dei bambini, perché mi menava di bestia... quando beveva poi...».
Vittime accertate nel corso dell’inchiesta sono Angelo Lauria, Giuseppe Vergani, Luigia Lattuada, Antonino Isgrò e Massimo Guerra, il marito di Laura, imprenditore agricolo che la donna aveva convinto d’essere affetto da diabete per poterlo “guarire”.
Che però la prassi usata da Laura e Leonardo fosse fuori protocollo lo si desume da un’intercettazione tra colleghi dell’ospedale.
«Li ammazzava?», chiede un’operatrice a un medico. «Sì, faceva il propofol a endovena».
«E secondo te è una terapia eccessiva?».
Il medico: «Cazzo, l’ha ammazzato».
Il sospetto degli investigatori è che che anche la madre di Laura sia stata vittima del mix letale di farmaci, poiché la donna era contraria alla loro relazione.
Laura e Leonardo parlano in macchina del decesso del marito: «Sono già passati tre anni», dice lui «proprio al limite della...» replica Laura.
E Leonardo: «Tua madre beh, no, tua madre è l’anno prossimo».
Le date in questo caso sono importanti: Guerra morì a giugno del 2013, la madre dell’infermiera a gennaio del 2014.
Sempre chiacchierando tra loro, a un certo punto Leonardo si complimenta con Laura per la sua «eccellente idea» di far cremare i corpi del marito e della madre.
Secondo gli inquirenti è un passaggio significativo: l’accertamento autoptico sul corpo di Guerra e di Maria Rita Clerici avrebbe rivelato la reale cause della morte e costituito prova contro di loro, come sottolinea l’ordinanza del gip Luca Labianca.
Sempre dalle captazioni, emerge un dialogo tra l’infermiera e il figlio, inquietante alla luce delle accuse. Laura gli spiega che non si può usare la spada per uccidere, bisogna essere furbi e commettere l’omicidio perfetto, quello farmacologico.
Il movente del delitto Guerra per gli inquirenti è semplice: il rapporto affettivo tra gli indagati - entrambi sposati - e il profondo malessere nutrito da Laura nei confronti del marito, scatenano la decisione di porre fine al vincolo matrimoniale e pure alla vita di Guerra, utilizzando l’ormai famoso “protocollo Cazzaniga”.
«L’indagata nutriva rancore nei confronti del marito, ritenuto addirittura coinvolto in una relazione affettiva con sua madre Maria Rita», si legge nell’ordinanza.
Un’ordinanza che apre un altro fronte d’indagine nei confronti di dodici tra dirigenti ospedalieri, medici e infermieri dell’ospedale di Saronno, ritenuti responsabili chi di favoreggiamento personale, chi di falso ideologico, più che per la “semplice” omissione di atti d’ufficio o di denuncia, per aver sorvolato (per usare un eufemismo) sull’analisi delle cartelle cliniche e delle terapie mortali da quelle desumibili, riferibili ai decessi dei cinque pazienti del Dottor Morte.
Ampi servizi sulla Prealpina di mercoledì 30 novembre.
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