MILANO
Giancarlo Pozzi e le vette dell’incisione
non c’è che da frequentare il laboratorio castellanzese di Giancarlo Pozzi. Comunque, molto ci può raccontare anche la sua personale «Suono in penombra e altre luci», che si tiene sino al 31 ottobre al Centro dell’incisione a Milano.
Sono esposte acqueforti e acquatinte e altre invenzioni che vanno dal 1966, come l’opera «Il parlamento dei babacci», e sino al 2017, quando l’artista avendo ormai abbandonato da tempo le sponde della critica sociale raggiunge visioni più liriche, personali o ispirate da poeti. Di quest’anno sono le due incisioni «Peon incatenato» e «Terra tradita» destinate a illustrare, appunto, un poema di Pablo Neruda.
Nel suo fantasticare, come osserva nella presentazione della rassegna il critico Luigi Cavallo, «ogni dettaglio è compreso in una valutazione di efficienza formale, un vaglio d’impaginazione e di sistemazione complessiva dell’immagine che ha riscontro nella sensibilità dell’artista».
E come nel suo laboratorio ci sono materiali che vanno ben oltre ogni dotazione di una tradizionale calcografia, nei suoi lavori Pozzi non manca di assumere fili, carte, trame tessili, legni reali o evocati quali elementi di pensiero, segnali e percezioni di un mondo poetico tutto suo.
Giancarlo Pozzi, «Suono in penombra e altre luci» - Milano, Centro dell’incisione Alzaia Naviglio Grande 66, fino al 31 ottobre da martedì a sabato ore 16-19, domenica 29 ore 9-18, ingresso libero, info 02.58112621.
© Riproduzione Riservata