TEMPO LIBERO
Giù la stella del tablet

Il momento magico dello “stato nascente” ha un luogo e una data: San Francisco, 27 gennaio 2010. Tre anni dopo la presentazione del primo iPhone, ecco il primo iPad nelle mani di Steve Jobs. I tablet esistevano già da tempo, ma avevano poco a che fare con questo nuovo oggetto marchiato Apple, dalle proporzioni già perfette - uno schermo “giusto” da poco meno di dieci pollici e quasi nient’altro, minimo spessore, minimo peso, una tavoletta, appunto, fatta su misura per l’uso con una sola mano come sostegno e stando anche in piedi - e con un “puntatore” altrettanto perfetto. Sempre con l’utente, mai da ricaricare, difficile da rompere e di longevità assoluta: il nostro dito indice.
Si parlò allora di inizio dell’era post-pc, di fine dell’informatica com’era stata fino a quel momento. Una profezia sbagliata.
Oggi, quasi dieci anni dopo, come stanno i tablet? Non troppo bene, grazie, soprattutto per quanto riguarda il mondo Android. Il mercato è in calo o, se va bene, stagnante. Nel mondo tutti i trimestri del 2018 sono stati falcidiati dal segno meno. A livello professionale i tablet puri non hanno mai sfondato. Il loro uso quotidiano è oggi limitato alla casa, anche perché i cellulari che ci portiamo in giro hanno schermi sempre più grandi. Così la loro usura si riduce e la loro longevità aumenta, anche dal punto di vista delle esigenze prestazionali dell’utente medio. Ne compro uno nuovo solo quando il mio proprio non va più. Risultato: il produttore taiwanese Asus - è notizia di questi giorni - ha deciso di dire addio ai tablet, addio alla sua linea di prodotti Zenpad. E tutti gli altri, tranne Huawei, crollano o arrancano.
E Apple? Dall’alto di un predominio su cui non tramonta mai il sole - nel 2018 un tablet venduto su quattro è stato comunque un iPad - perlomeno ci crede ancora. Dopo l’introduzione di un nuovo modello economico (si parte da 359 euro), negli ultimi mesi tutto il portafoglio è stato rinnovato, dai costosissimi Pro ai nuovi Air e Mini. C’è un iPad per ogni nicchia di mercato e forse, paradossalmente, non è un segno di forza, ma, anche qui, di debolezza. Come ha notato il sito specializzato Macitynet.it, è venuta meno la filosofia del “less is more”, delle scelte progettuali forti e anche controverse che creano però alla fine un prodotto pressoché unico e di sommo fascino, come il monolite di Kubrick in “2001”. Design differenti, bordi più o meno grandi, connettori incompatibili, due diverse penne elettroniche, sicurezza con l’impronta digitale o il viso. Un florilegio di iPad, prospettive incerte. Ma forse il futuro del settore è quello dei “2 in 1”, dei tablet che con una tastiera diventano pc portatili, come prova a fare iPad Pro. Altro che era post pc: è la rivincita di Microsoft e Windows.
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