SEVIZIE DI NATALE
«Non l’ho costretta». Ma non gli credono
Spunta un’altra potenziale vittima delle violenze del quarantenne di Gorla

Ha pianto, ha chiesto di poter stare con la sua mamma, di poter tornare dai suoi gatti, si è dichiarato innocente, parlando di pratiche sessuali desiderate più dalla donna seviziata per una notte intera che da lui. Insomma «non l’ho costretta, non l’ho stuprata, l’ho legata con il nastro adesivo perché lei mi ha chiesto di fare bondage», ha dichiarato.
Ma il gip Piera Bossi ieri pomeriggio ha depositato l’ordinanza con cui respinge la richiesta di arresti domiciliari presentata dall’avvocato Roberto Donetti e applicato la misura cautelare in carcere.
Il trentanovenne iper cocainomane portato in cella a Santo Stefano dietro le sbarre dovrà restare. Forse verrà trasferito da Busto Arsizio in un altro penitenziario perché a quanto pare ieri mattina ha corso il grosso rischio del linciaggio. Oltretutto le indagini che il pubblico ministero Francesca Parola sta conducendo con estrema accuratezza hanno già portato all’individuazione di un’altra potenziale vittima che però non è cascata nel tranello. Il 25 dicembre, nel pomeriggio, il trentanovenne aveva cercato di adescare lei proponendole un incontro a casa sua per offrirle un posto di lavoro.
Proprio come con la quarantatreenne, ha inviato all’altra donna le foto di alcune mazzette di denaro dicendole che fossero già pronti e disponibili per lei ma non l’ha convinta. Il piano è invece andato a segno con la bustese, tossicodipendente e invalida a causa di una seria patologia psichiatrica. I due si conoscevano da qualche settimana e quando la sera di Natale l’uomo le ha lanciato la proposta lei si è fatta accompagnare da un amico nella villetta del gorlese.
Per metterla a proprio agio ha allestito un tavolino con cocaina in abbondanza e poi le sarebbe saltato addosso. La quarantatreenne - sostiene la procura - avrebbe opposto resistenza, cercando di sottrarsi e a quel punto il gorlese avrebbe usato ogni mezzo per obbligarla. Dalle manette di peluche, che la esile vittima si è sfilata da sola, al nastro isolante, con cui l’ha imbavagliata come fosse una mummia. Le ha tagliato gli indumenti con le forbici, l’ha legata alle sedie, al letto. Le ha impacchettato le mani, poi le caviglie. L’ha percossa con una mazza da baseball, l’ha presa a schiaffi, l’ha torturata. Nel frattempo, per tutta notte, c’è stato il via vai di tossici che a lui si rivolgono per comparare la coca: a quanto pare la bustese ha provato a richiamare l’attenzione dei clienti con mugugni e lamenti ma è stata ignorata.
Sul punto però l’indagato ha dato una versione dei fatti che potrebbe alleggerire di qualche grammo la sua posizione: una coppia che si è intrattenuta qualche minuto in più dello stretto necessario avrebbe conosciuto la ragazza, sbucata dalla camera da letto con le proprie gambe e per nulla agitata, che anzi si sarebbe presentata ai due col sorriso sulle labbra. Di questi due acquirenti il trentanovenne avrebbe fornito nomi e cognomi, quindi accertare la circostanza non dovrebbe essere complicato per i carabinieri dalla stazione gorlese e della compagnia di Saronno. A parere dell’avvocato Donetti ci sarebbero anche delle discrasie tra le percosse riferite dalla vittima e quindi contestate e il referto medico. In ogni caso l’uomo per ora è accusato di violenza sessuale aggravata e sequestro di persona.
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