IL LIBRO
Il Chesterton che non t’aspetti
Constaìn tratteggia il grande scrittore e aforista in odor di santità in un romanzo intriso di fine umorismo. E non solo
Tutti conoscono Gilbert Keith Chesterton come creatore di Padre Brown.
Pochi credo che lo conoscano come potenziale santo. Sì, perché pare che il grande scrittore inglese sia stato lì lì per esser elevato alla gloria degli altari, con tanto di certificazione dei miracoli da lui compiuti.
Se la faccenda vi interessa, troverete di che soddisfare la vostra curiosità nel libro L'uomo che non fu giovedì, di Juan Esteban Constaìn edito da Fazi nell'ottobre scorso.
Un libro ricco di cultura almeno tanto quanto di umorismo, umorismo fine e pungente. L'autore si diverte - lo si coglie chiaramente - e così fa divertire anche il lettore. In certi passaggi fa persino il verso ai thriller commerciali alla Dan Brown e nel farlo riesce pure a superarli, stando attento però a non esagerare, visto che «non si può mai tentare troppo con la finzione letteraria [...] perché altrimenti, prima o poi, tutto si avvera: persino i romanzi diventano realtà».
E aggiunge: «La finzione letteraria è più pericolosa della realtà, molto di più, davvero; la gente ha più fede nella finzione che nella realtà perché ne ha più bisogno per vivere».
Protagonista del romanzo però non è Chesterton, ma uno studioso sudamericano che non ha nulla in comune con Robert Langdon se non il fatto di trovarsi anche lui coinvolto involontariamente in una faccenda top secret che ha anche fare con il Vaticano.
Qui però non ci sono sette di assassini, né cardinali senza scrupoli, anche se non manca una talpa introdottasi fin nelle stanze del Santo Padre.
La missione del protagonista è molto più terra terra: deve solo tradurre dall'inglese, per una serie di ragioni che non è qui necessario riassumere, l'incartamento relativo alla Causa Sanctitatis Gilbertis Keithis Chestertonis, Anglicus.
L'escamotage si rivela efficace e offre l'occasione per passare al vaglio la vita del brillantissimo intellettuale britannico, il quale, come deduce il protagonista del libro leggendo i documenti riservatissimi che gli sono stati affidati, «apparteneva alla specie più strana, pericolosa ed eccezionale che si può trovare all'interno del cristianesimo: un cristiano vero».
«Il suo conservatorismo era rivoluzionario e liberale - si legge - nel senso più profondo di entrambi i termini: perché si basava sull'umorismo, sulla simpatia [...] e, ancora di più, si basava su un amore incrollabile per il prossimo».
E poi, la parte che più mi piace: «Lotto sempre contro l'ingiustizia di chi diceva che lottava contro l'ingiustizia del mondo. Non considerava giusto che la dignità umana fosse la bandiera politica di una fazione o dell'altra».
Tra un aneddoto e l'altro sulla vita di Chesterton, fino ad arrivare all'inaspettato motivo che avrebbe spinto Pio XI ad avviare la prima causa di canonizzazione, ripresa poi da Papa Ratzinger, il romanzo è farcito di curiosità colte e gustosissime sui Beatles come su Casanova, oltre che di numerose e autentiche massime degne del miglior Oscar Wild: «Niente è più pericoloso per le cose belle del mondo dell'ammirazione degli imbecilli», «niente al mondo genera più fanatismo irrazionale della ragione stessa», «solo chi dialoga può conquistare un'idea; e solo chi ascolta può effettivamente dialogare». E poi la mia preferita: «L'unica cosa negativa della vita è che accade quasi sempre al gerundio: vivendo».
Insomma, consigliato.
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