COSTUME
Il matrimonio? Per gli italiani è più bella la convivenza
In Italia ci si sposa sempre meno, sempre più tardi e sempre più spesso davanti al sindaco piuttosto che in chiesa. E, per contro, si sceglie sempre più spesso la convivenza, una forma di unione più «leggera» e disimpegnata. Questo fenomeno riguarda soprattutto i più giovani, ma non solo.
La conferma di questa tendenza che è sotto gli occhi di tutti - anche secondo Papa Francesco, che tempo fa ha sollecitato i parroci a tener conto delle convivenze - arriva dagli ultimi dati dell’Istat disponibili, che fanno riferimento all’anno 2014. Dati che certificano come le unioni di fatto - che possono preludere a un matrimonio o restare tali nel tempo - sono più che raddoppiate dall’anno 2008, superando il milione nel 2013-2014. In particolare, le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili sono cresciute quasi 10 volte rispetto al 1993-1994. A conferma del fatto che questo tipo di unione è sempre più diffusa, il dato che oltre un nato su quattro nel 2014 ha genitori non coniugati. Negli ultimi anni si è di pari passo accelerata la tendenza alla diminuzione dei matrimoni, attribuibile soprattutto alla contrazione del numero dei primi matrimoni, che nel 2014 sono stati meno di 143mila, 40mila in meno in 5 anni. Ciò avviene, secondo l’istituto di statistica, anche perché i giovani sono sempre meno numerosi per effetto della diminuzione delle nascite in Italia. Cala anche il numero complessivo delle unioni: nel 2014 sono stati celebrati quasi 190mila matrimoni, 4.300 in meno rispetto all’anno precedente. Nel complesso, dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti di circa 57.000 unità.
Si arriva al primo «sì» sempre più maturi: gli sposi al primo matrimonio hanno in media 34 anni e le spose 31 (entrambi un anno in più rispetto al 2008). A spostare in avanti la data delle nozze è soprattutto la sempre più prolungata permanenza dei giovani in famiglia: il 78,6% dei maschi 18-30enni e il 68,4% delle loro coetanee. Le seconde nozze, o successive, sono 30.638 nel 2014: anche se in lieve flessione, prosegue l’aumento dell’incidenza di queste nozze «mature» sul totale dei matrimoni, dal 13,8% del 2008 al 16,1% del 2014.
Al Centro e al Nord il rito civile batte quello religioso. I matrimoni celebrati in Comune sono il 43% del totale, ma al Nord (55%) e al Centro (51%) i matrimoni civili superano quelli religiosi. Nel caso di coppie miste o di entrambi i partner stranieri, quasi 9 matrimoni su 10 sono celebrati con rito civile, ma questa scelta si va affermando anche nel caso dei primi matrimoni di coppie italiane (dal 20% nel 2008 al 28,1% nel 2014).
Infine, un dato sull’instabilità coniugale, che sembra essersi assestata: nel 2014 le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.335, le prime in leggero aumento e i secondi in lieve calo rispetto all’anno precedente. In media ci si separa dopo 16 anni, ma i matrimoni più recenti durano sempre meno. Le unioni interrotte da una separazione dopo 10 anni sono quasi raddoppiate, passando dal 4,5% dei matrimoni celebrati nel 1985 all’11% per quelli del 2005.
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