L’INDAGINE
La “sciacalla” è una habitué
Furto in Pediatria: la ladra aveva colpito anche lo scorso maggio. Oggi l’interrogatorio
Verrà interrogata oggi, lunedì 14 agosto, dal gip per rogatoria Elena Pilan, la trentaseienne arrestata dalla polizia per l’utilizzo di carte di credito rubate nel reparto di pediatria dell’ospedale di Busto Arsizio.
La donna però non è una sprovveduta, è almeno dal 2010 che in mezza Italia si sente parlare di lei e sempre per lo stesso tipo di reato.
Nel 2011 a Verona venne arrestata per la sesta volta. Anche in quel caso entrò nelle stanze di un reparto, si finse parente di un paziente e si portò via portafoglio e oggetti di valore.
Del resto bella com’è non ha mai dato l’impressione di essere un personaggio equivoco, Almeno fino a quando non raggiunse la notorietà in tutto in Nord poteva permettersi di rovistare con tranquillità tra i cassetti e gli armadietti.
Quel giorno però la polizia di Desenzano del Garda la prese con una carta di identità e carta di credito rubate poco prima nell’ospedale: stava cercando di comprare un anello da 110 euro in una gioielleria di Rivoltella del Garda. Da lì emersero i furti commessi in varie cliniche della zona. Allora si spostò a Ferrara, dove ancora nessuno la conosceva: una mattina si appropriò di un bancomat e degli effetti personali che si trovavano nella borsa di una paziente che era stata appena trasferita in sala operatoria.
Nelle due ore successive incassò per due volte 250 euro. Le andò male perché la vittima, terminato il rapido intervento, lesse i messaggi della banca che informavano dei prelievi. Ci pensò la squadra mobile di Ferrara a rintracciarla. Ancora una volta cercò di comprare una collana, ma il bancomat venne risucchiato.
Al termine delle indagini il magistrato di sorveglianza le revocò la detenzione domiciliare e venne portata dietro le sbarre. La Lupin degli ospedale però è tornata alla carica appena ha potuto.
A maggio ha colpito all’ospedale Galeazzi di Milano, stessa tecnica e stessi scopi: comprare gioielli. Ma perché?
Agli esordi della sua carriera si ipotizzava l’esigenza di rivenderli per avere contanti da spendere in eroina.
Chissà che oggi racconti una storia diversa.
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