IL RICORDO
La storica visita di Gigi Riva alla Prealpina
Rombo di Tuono ospite nella redazione di Legnano
Il rapporto di Gigi Riva con la città del Carroccio è sopravvissuto saldo per oltre mezzo secolo, a dispetto del profondo radicamento di Rombo di Tuono nella “sua” Cagliari e in una Sardegna che, prima accettata con diffidenza, era ben presto diventata la terra d’elezione dell’attaccante originario del Verbano. A Legnano viveva l’amata sorella Fausta, a Legnano il giovanissimo Gigi si era affacciato al calcio dei grandi spiccando dopo un solo anno il grande salto verso Cagliari e la notorietà nazionale e in breve tempo mondiale.
Ma era rimasto molto legato alla città, non solo per la presenza dei familiari, ma per un profondo affetto verso tanti amici che gli erano stati accanto durante l’intera carriera e la crescita come uomo prima che come atleta. Tornava spesso, in città, s’informava con attenzione sul nostro giornale delle vicende della squadra lilla con la quale aveva esordito ragazzino. Un giorno del settembre 2009, team manager della Nazionale azzurra di Marcello Lippi (con la quale si era laureato campione del mondo tre anni prima in Germania), si era presentato quasi a sorpresa nella redazione legnanese di Prealpina, accolto con un misto di incredulità e timore reverenziale da un gruppetto di giornalisti che erano cresciuti con negli occhi il suo magico sinistro. E lui, con quella grande umanità che lo contraddistingueva, si era intrattenuto a lungo con i cronisti-fan ansiosi di strappargli un segreto, un aneddoto o una fotoricordo.
Aveva parlato dei suoi azzurri (reduci dal successo con la Bulgaria sulla strada delle qualificazioni verso Sudafrica 2010), delle vicende del Legnano e persino della città («La trovo molto curata: la nuova piazza San Magno è diventata un “salotto” per incontrarsi e parlare, vedo giardini ben tenuti ed è stata una piacevole sorpresa la pista cicabile in corso Italia. Una città ben amministrata»). Aveva analizzato un calcio sempre più estremizzato e meno romantico, dove la maglia solo raramente diventa una “seconda pelle” e dove il “dio denaro” governa più della passione. Un calcio di cui si sente sempre più la mancanza. Oggi più che mai.
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