L’OMICIDIO
La verità dell’autopsia: Bossi non si è difeso
Nessuna lesione con il posacenere né segni di difesa. Andrea ucciso da una ferita netta provocata da una lama di almeno 8 centimetri. Oggi l’interrogatorio di Carolo
L’arma del delitto non è ancora stata trovata, ma sono gli esiti dell’autopsia sul corpo di Andrea Bossi a descriverla con un buon margine di precisione: una lama di almeno otto centimetri di lunghezza, larga tre centimetri che ha provocato una ferita netta, senza slabbrature. Una lama conficcata nella giugulare sinistra che l’ha quasi completamente recisa.
RICERCHE INFRUTTUOSE
Non è escluso che si tratti di un coltello a serramanico e questo spiegherebbe perché Douglas Carolo - secondo la ricostruzione di Michele Caglioni - fece fatica a gettarlo nel tombino. «L’impugnatura non passava tra la griglia, ha dovuto premere con il piede per farlo cadere», avrebbe infatti raccontato Caglioni durante l’interrogatorio di settimana scorsa con il pubblico ministero Francesca Parola. Caglioni, nei giorni precedenti all’appuntamento con il pm, aveva inviato una lettera alla Rai in cui anticipava il contenuto della sua deposizione.
IL COLTELLO CHE NON SI TROVA
La Vita in Diretta ci aveva montato un servizio in contemporanea che si chiudeva con un appello del ventunenne a tutti i cairatesi: «Aiutatemi nella ricerca del coltello, l’arma mi scagionerà completamente». Al momento però non è stata rinvenuta dai carabinieri, né qualcuno si è offerto per cercarla. L’autopsia conferma l’ora del decesso ipotizzata fin dalla prima ricognizione cadaverica: Andrea venne aggredito intorno a mezzanotte, tra il 26 e il 27 gennaio. Nessun segno di difesa ma è difficile stabilire se il ventiseienne sia stato colpito alle spalle. Il medico legale non ha riscontrato neppure traumi da corpo contundente. Il famoso portacenere rinvenuto grazie alla collaborazione di Michele non sarebbe quindi stato usato per stordire Bossi prima del fendente mortale. Ora gli inquirenti attendono i risultati del Ris, a cui sono stati inviati campioni di materiale organico prelevato dal cadavere.
PARLA DOUGLAS
Dal 28 febbraio, giorno in cui i due indagati sono stati arrestati, Carolo non ha mai reso versioni agli inquirenti. Lo farà oggi, durante l’interrogatorio in carcere con il pubblico ministero Parola. Con i suoi avvocati, Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona, si è sempre però professato innocente, a dispetto di quanto sostenuto da Michele. Gli inquirenti non si accontenteranno di ricostruzioni superficiali, quindi il ventenne di origini brasiliane dovrà evitare contraddizioni e buchi di memoria. L’orientamento è chiaro: addossare l’esecuzione materiale del delitto a Michele. Il quale, assistito dall’avvocato Luigi Ferruccio Servi, da un mese e mezzo non fa che ripetere di non essere stato nell’appartamento di via Mascheroni al momento dell’omicidio. Di più: davanti alla scena di Bossi riverso nel sangue con Douglas intento a sfilargli il coltello dalla gola, il ventunenne sarebbe crollato a terra. Il tonfo udito dalla vicina non sarebbe stato altro che il rumore delle sue ginocchia sul pavimento.
© Riproduzione Riservata