IL CASO
L’Archivio di Tavernari lascia Varese
Acquisito dal MaGa, prima mostra il 27 aprile. «Un’altra gemma per Gallarate»
Scripta volant. Questa volta l’antico proverbio funziona al contrario e a restare sono solo le parole spese a ogni celebrazione sull’importanza di valorizzare l’opera omnia di Vittorio Tavernari.
Gli scritti del cofondatore della rivista Numero, nonché uno dei padri del Manifesto del Realismo del 1946 (il cosiddetto Oltre Guernica, documento centrale della Storia dell’Arte italiana nel Secondo Dopoguerra) che compongono l’omonimo, prezioso Archivio, volano infatti in direzione di Gallarate. E atterreranno, entro il prossimo 27 aprile al MaGa, laddove saranno esposti - in pianta stabile - al pubblico insieme con fotografie e lastre fotografiche, il catalogo delle opere e la bibliografia completa dell’artista, la biblioteca personale e un personalissimo fondo di lavori che l’artista ha sempre tenuto per sé.
E Varese? La Città Giardino ospita dallo scorso dicembre una mostra assai interessante. Un dialogo muto tra le opere dello stesso Tavernari e quelle di Enrico Baj e Renato Guttuso.
Ebbene, Varese, città in cui Tavernari, nato a Milano nel 1919, visse e operò dal 1944 al 1987, anno della sua scomparsa, e in cui, per volontà della moglie Piera, nacque la Fondazione a lui intitolata, poi gestita dalla figlia Carla, s’è vista sfilare una gemma culturale che - grazie a Emma Zanella, direttrice del MaGa - almeno resterà in provincia, arricchendo uno dei Musei che meglio incarna l’attenzione all’arte moderna a livello nazionale.
«Grazie all’acquisizione dalla Fondazione Tavernari dell’intero Archivio - spiega la stessa direttrice del MaGa -, resa possibile dal finanziamento di 140mila euro della Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura attraverso il bando PAC-Piano per l’Arte Contemporanea 2023, abbiamo accolto un corpus preziosissimo di materiale. Del resto, il progetto di acquisizione dell’Archivio Tavernari, si inserisce tra le attività strategiche di Italia 2050. Centro di ricerca per l’arte italiana 1950-2050, fondato dal MaGa nel 2023 per indagare, valorizzare e promuovere le ricerche degli artisti contemporanei dalla seconda metà del secolo scorso».
Un’operazione che, accanto all’Archivio Silvio Zanella, della Biblioteca di Marinella Pirelli, del Videoarchivio di Mario Gorni e Zefferina Castoldi, dell’Archivio MAC e dell’Archivio Madì, s’arricchisce ora di un’ulteriore gioiello. Con buona pace di chi sperava di poter valorizzare questo patrimonio nella città in cui Tavernari scelse di vivere e per la quale realizzò fra l’altro - era il 1984 - su incarico di Monsignor Pasquale Macchi, un bassorilievo in occasione della visita di Giovanni Paolo Il al Sacro Monte di Varese: una copia in argento è conservata ai Musei Vaticani, l’altra, in bronzo, nel complesso del Santuario del Sacro Monte.
«Se è per questo - ricorda Zanella - anche il legame di Tavernari con Gallarate è stato forte. Basterebbe citare La fontana dei Mestieridel 1955, divenuta nel tempo simbolo della Città dei Due Galli la sua adesione al Premio nazionale di Arti Visive Città di Gallarate. Derby culturale vinto con Varese? Ognuno la pensi come vuole - chiosa Zanella -. Però la nostra attenzione nei confronti dell’Archivio Tavernari è ulteriormente motivata dal fatto che, dal 2021, la rete Archivi del Contemporaneo con il festival Archivifuturi ha costituito un network in continua espansione di archivi e studi d’artista, musei e fondazioni che caratterizzano il territorio compreso tra i Laghi, il Varesotto e l’Alto Milanese. Il patrimonio che abbiamo acquisito, parte del quale resterà comunque esposto al Castello di Masnago fino al 19 gennaio 2025, ha trovato posto in questo network virtuoso, per permettere, grazie alla volontà e collaborazione degli eredi, la preservazione della memoria storica e artistica di un capitolo fondamentale della scena culturale nazionale».
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