MILANO
L’inquietudine della vita borghese
Felice Casorati in mostra a Palazzo Reale

Di fronte a un quadro bisogna aprire gli occhi. Aprire gli occhi». Così amava ripetere Felice Casorati (1883-1963), invitando a porsi davanti alle opere d’arte come a spazi di attenzione. Sotto i suoi occhi il tempo diventa immobile, non misurabile, eterno. Fossilizzato nell’attimo che non fugge ma permane, in un silenzio sospeso. «Quanta poesia nelle cose immobili!» confessa nel 1912, pensando alle forme pure di limoni, bottiglie e scodelle bianche e delle uova che ritornano come un’eco nella sua pittura.
Un rumore silenzioso che risuona nelle sale di Palazzo Reale a Milano in occasione della mostra Casorati, prodotta da Marsilio e curata da Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli, massimi studiosi dell’artista nato a Novara nel 1883 e morto a Torino nel 1963, dopo aver attraversato mezzo secolo e i suoi stravolgimenti.
Casorati mancava da 35 anni da Milano, città con cui stringe un legame particolare (approfondito in mostra e nel catalogo) e dove trova un moderno sistema e mercato dell’arte e il sostegno nelle gallerie private. Per la Scala ha lavorato a lungo realizzando scenografie i cui bozzetti sono esposti insieme a un centinaio tra dipinti su tela e tavola, sculture, opere grafiche della stagione simbolista, per un percorso cronologico che conduce i visitatori «all’interno dell’universo poetico di Casorati, invitandoli a immergersi nei suoi ambienti (gli interni e lo studio, teatro concettuale della sua intera poetica), conducendoli tra le figure pensose e malinconiche, emblemi riflessivi di un’umanità partecipe e di una profonda filosofia esistenzia le», raccontano i curatori.
LA MOSTRA
Il percorso si apre con le prime opere connotate da uno spiccato realismo, tra le quali il celebre Ritratto della sorella Elvira del 1907 o Le ereditieredel 1910. Trasferitosi nel 1910 a Verona, dove allestisce l’atelier in una sala da ballo, frequenta a Venezia Ca’ Pesaro e le Biennali, assorbendo le novità in atto grazie al confronto con Gino Rossi, Arturo Martini, Ubaldo Oppi, Teodoro Wolf Ferrari.
Le suggestioni del simbolismo riecheggiano in opere come le allegoriche Signorine (1912), un pic-nic disseminato di oggetti su un tappeto di fiori secessionisti, o nella poesia notturna de La via lattea del 1915.
A Roma la sua strada si intreccia con la Metafisica di Carrà e De Chirico, la cui poetica dell’eternità rappresa in un manichino è destinata a segnare il periodo maturo. Con la perdita del padre, nel 1919, Casorati si stabilisce a Torino, città «ordinata, geometrica e misurata come un teorema, enigmatica e inquietante come una cabala, astratta come una scacchiera», nella casa-studio dove vivrà per tutta la vita. Per la prima volta dal 1964, vengono accostati in un trittico ideale tre strepitosi dipinti caratterizzati da un senso metafisico di inquietante solitudine: Una Donna (o l’Attesa,1919), in cui torna il tema della scodella algida, tra i simboli di Casorati, Un uomo (o Uomo delle botti, 1919-20) e Bambina (o Ragazza con scodella, 1919).
Nel suo studio di Torino l’artista conserva gelosamente il ritratto di Silvana Cenni(1922),icona metafisica ispirata alla misura classica quattrocentesca e alle pale d’altare di Piero della Francesca, allestita in mostra a due metri d’altezza per accentuare la prospettiva del pavimento che s’arrampica verso la finestra aperta su un paesaggio ispirato al Quattrocento, come lo sono i ritratti di Cesarina e Riccardo Gualino, collezionista e mecenate con cui Casorati intrecciò un duraturo sodalizio, progettando, insieme all’architetto Alberto Sartoris, il piccolo teatro privato nella sua residenza torinese.
Al tema delle Conversazioni, ciclo ideale inaugurato negli anni Venti dalla celeberrima e tuttora intrigante Conversazione platonica del 1925, seguono alcune fanciulle degli anni Trenta e Quaranta, come Donne in barca del 1933 e Le sorelle Pontorno del 1937, entrambi caratterizzati da atmosfere sospese e intime. Gli ultimi anni sono documentati da nature morte, nelle quali torna il tema antico delle uova, immobili e silenziose come le sue figure eteree dallo sguardo perso nel vuoto, in cui Casorati, pittore universale, ha espresso un’inquietudine e interrogativi che accomunano il suo tempo con il tempo presente.
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