FOCUS INDIA
Lugano sulle vie dell’illuminazione
È un imponente «passaggio in India» quello che Lugano offre per quattro mesi agli appassionati della cultura d’Oriente, declinata in ogni sua più piccola sfumatura, dalla musica all’arte, dalla fotografia alla danza, al cibo fino alla medicina ayurvedica e alla meditazione. Ognuno di noi, infatti, consciamente o inconsciamente ha contratto un piccolo debito con il grande Paese oggi sostenuto da un’economia sana e in progresso, e in passato, dall’Ottocento in poi, oggetto di un amore violento e assoluto per gran parte degli intellettuali europei.
Nel 1808, infatti, uscì a Heidelberg, per i tipi di Mohr e Zimmer, il volume «Sulla lingua e la sapienza degli indiani» scritto da Friedrich Schlegel, in cui lo studioso sosteneva che il sanscrito fosse all’origine delle lingue europee come il latino, il greco e il tedesco e il pensiero indiano avrebbe incuriosito l’Occidente come la riscoperta dell’antichità greco-latina tra Quattro e Cinquecento. Il libro influenzerà le generazioni dei due secoli successivi, alimentano il culto dell’India.
«Focus India» è molto più di una singola mostra, è un modo di vivere, di ripercorrere il viaggio che ha portato noi occidentali a immergerci nella filosofia e nei simboli, nella pittura e nei suoni incantati del sitar, a toccare con mano la miseria e i guasti del colonialismo, a stupirci per la crescita dell’industria cinematografica di qualità accanto alla commerciale Bollywood, a cercare, specie negli anni ‘60, l’illuminazione, invitati dalla moda del tempo.
LA MOSTRA AL LAC
All’interno del grande progetto di «Focus India», il curatore Elio Schenini ha inserito nelle sale del Lac la mostra «Sulle vie dell’illuminazione - Il mito dell’India nella cultura occidentale, 1808 - 2017», patrocinata dall’Ambasciata indiana in Svizzera, che ben tratteggia ogni tipo di influenza che la cultura indiana ha esercitato sull’Occidente a partire dalla nascita del Romanticismo, emancipatosi dalla razionalità del secolo dei lumi per ricercare emozioni inquiete e sotterranee.
Dopo la prima invasione coloniale, gli europei incominciarono a interessarsi dell’«altro mondo», grazie ai dipinti dei vedutisti come l’americano Edwin Lord Weeks e ai resoconti di viaggio, capaci di accendere la fantasia di filosofi, poeti e scrittori.
Ecco le riflessioni su buddismo e induismo di Schopenhauer poi riprese da un romanziere della forza di Hermann Hesse nel suo «Siddharta», libro di culto per diverse generazioni, il lavoro sull’uomo di Carl Gustav Jung, che tra gli anni Venti e Trenta del ‘900 indagò il taoismo e lo yoga. Ecco poi la letteratura popolare di Rudyard Kipling e soprattutto del nostro Emilio Salgari, che senza mai muoversi dalla scrivania ha regalato un sogno a migliaia di ragazzi.
In anni più prossimi, tra la fine del 1960 e il ‘61, il viaggio lungo un mese e mezzo di Pier Paolo Pasolini con Moravia ed Elsa Morante, sfociato nelle pagine de «L’odore dell’India» pubblicate prima a puntate nel «Giorno» e poi raccolte in volume nel 1962 per Longanesi.
«A Kajurao, il giorno dopo, abbiamo avuto modo di vedere un altro di questi santoni. Kajurao è il posto più bello dell’India, anzi forse l’unico posto che si può dire veramente bello, nel senso occidentale di questa parola. Un immenso prato-giardino di gusto inglese, verde, d’una tenerezza struggente, con delle buganvillee sparse a grossi cespugli rotondi, davanti a ognuno dei quali l’occhio si sarebbe perduto a goderne il rosso paradisiaco per ore intere», annota Pasolini. «File di giovinette, col sari, tutte inanellate, lavoravano il prato: e, più in là, file di fanciulli, accucciati sull’erba, e, più in là ancora, giovani che portavano, appesi all’estremità di una pertica, dei secchi d’acqua: tutto in una pace di infinita primavera».
Anche Roberto Rossellini ne fu rapito, filmando a lungo nel 1959 a Bombay e tra i pescatori di Versova, come del resto i grandi fotografi Henry Cartier-Bresson, Werner Bishof, Ferdinando Scianna e Sebastião Salgado, autori di straordinari reportage, tra le perle della mostra luganese.
L’influenza della cultura indiana portò tra i Sessanta e i Settanta a una vera e propria «migrazione» della gioventù europea, attirata dalla meditazione e dallo yoga (esercitati già anni prima dai membri della colonia del Monte Verità sopra Ascona) e dai modelli musicali di allora, Beatles in testa, che incontrano il guru Maharishi Mehesh Yogi, o dai poeti della Beat Generation come Allen Ginsberg, ospite dei bramini assieme a Orlovsky. E poi architetti come Le Corbusier e la sua città ideale, artisti quali Robert Rauschenberg, Richard Long, Luigi Ontani o Francesco Clemente.
DANZA E MUSICA
Tutto ciò la mostra racconta, ma a Lugano, fino al 21 gennaio 2018, «Focus India» offre interessanti incontri con la danza, per esempio con «Rising» il 16 dicembre, spettacolo coreografato da Russell Maliphant, Sidi Larbi Cherakoui e Akram Kahn, con il ballerino inglese di origine indiana Aakash Odedra, che mescola danza classica, indiana e contemporanea.
Non manca la musica, per la quale l’appuntamento clou sarà il 18 novembre con il grande sitarista Nishat Khan, che ha collaborato con Philip Glass, John McLaughlin e suonato assieme a Eric Clapton e Carlos Santana. Per il cinema, il critico e produttore Marco Müller ha curato la rassegna «India: le affinità elettive.
«Il cinema e le altre arti», fino al 22 novembre con diverse proiezioni al giorno e incontri che permetteranno di scoprire il rapporto tra il cinema modernista e quello visionario del cinema dell’India contemporanea, attraverso i linguaggi espressivi della tradizione. Tra i registi presenti, il bengalese Satyajit Ray e l’esponente della nouvelle vague indiana degli anni Sessanta Mani Kaul.
WORKSHOP APERTI
Il pianeta India si svelerà infine anche attraverso i workshop aperti al pubblico e riguardanti la danza e la musica con gli artisti presenti al focus, la meditazione e lo yoga nella Hall che si affaccia sul lago, la medicina ayurvedica e la cucina, con un particolare approfondimento sulle spezie. Tra i relatori, Umila Chakraborty, Gianluigi Marini, l’artista Roberto Mucchiut e l’attrice e coreografa Lucrezia Maniscotti.
«Sulle vie dell’illuminazione - Il mito dell’India nella cultura occidentale, 1808-2017» - Lugano, Lac Arte e Cultura, piazza Bernardino Luini 6, fino al 21 gennaio 2018 da martedì a domenica ore 10-18, giovedì ore 10-20, info www.masilugano.ch, oppure tel. 004158.8664230, www.india.luganolac.ch.
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