L’INDAGINE
Marilena sepolta nell’orto
I resti della promoter erano nel giardino dell’uomo fermato per omicidio e di sua moglie, accusata di sequestro di persona
Ci sono tanti misteri dietro la morte di Marilena Rosa Re, la promoter scomparsa il 30 luglio scorso a Castellanza.
I resti della donna sono quelli trovati nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 11 settembre, nell’orto dell’uomo arrestato dai carabinieri, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Si tratta di Vito Clericò, un magazziniere pensionato di 65 anni di Garbagnate Milanese, che Marilena aveva conosciuto anni fa proprio per il suo lavoro di promoter nei supermercati.
Indagata per sequestro di persona anche la moglie dell’ex magazziniere. Il movente del delitto sarebbe economico: ci sono 90 mila euro che la vittima avrebbe affidato ai Clericò e dei quali avrebbe chiesto la restituzione per pagare una rata all’Agenzia delle entrate.
LA SVOLTA DAI RIS
La svolta repentina nella scomparsa di Marilena Rosa Re è arrivata sabato 9 settembre, quando dal Ris sono giunti gli esiti delle comparazioni del Dna prelevato dallo spazzolino da denti della promoter e da quello delle macchie di sangue rinvenute sui jeans di uno dei sospettati. Così la mattina di domenica 10 settembre, Vito Clericò, sessantacinquenne ex magazziniere dell’Esselunga di Garbagnate, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro.
Nei prossimi giorni l’uomo comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida. A quanto pare sarebbe indagata a piede libero anche la moglie, ma “solo” per sequestro di persona.
Secondo gli inquirenti all’uomo Marilena avrebbe affidato 90mila euro per proteggerli dall’aggressione del fisco, ma lui glieli avrebbe spesi tutti in tre anni. E, al momento della riscossione, non gli sarebbe rimasto altro da fare se non uccidere l’amica di vecchia data.
L’uomo ha negato fino all’ultimo ogni tipo di coinvolgimento nel delitto, anche davanti alle prove più evidenti: le tracce genetiche, la sua presenza sotto le telecamere di Castellanza, i tabulati telefonici.
«Non c’entro nulla, non so niente, il sangue sui jeans è dei conigli».
Ma dopo un estenuante interrogatorio di una decina di ore a quanto pare si sarebbe lasciato sfuggire piccolissimi dettagli utili quanto meno a individuare la zona in cui sarebbe stato nascosto il cadavere della cinquantottenne.
Il pomeriggio di ieri, lunedì 11 settembre, i carabinieri (sul campo sono stati impegnati quelli di Busto, Varese, Milano, e i cinofili di Firenze e Bologna) hanno scavato ore alla ricerca dei resti di Marilena con lo scopo - in caso di rinvenimento - di portarli subito al reparto scientifico di Parma per l’identificazione della vittima. Hanno cercato anche in casa e nell’orto dell’abitazione di Garbagnate in cui l’indagato viveva con la moglie e in alcune aree in cui l’uomo nega di essersi recato, a dispetto di quanto evidenziano invece le celle del telefonino.
TROVATI RESTI DI DONNA NELL’ORTO
A quanto pare i resti della donna sono stati trovati, tanto che già la mattina di oggi, martedì 12 settembre, è stato conferito l’incarico ai periti per accertamenti tecnici su corpo e terreno. I resti umani del cadavere di una donna che corrisponde alle sembianze di Marilena Rosa Re, sono infatti emersi già dai primi scavi - in corso anche stamane - e dai primi rilievi sembra che l’assassino abbia fatto a pezzi il cadavere della donna, ritenendo di poterlo meglio occultare.
è stato proprio Vito Clericò a indicare agli inquirenti il punto in cui scavare, per ritrovare il corpo di Marilena. A confermarlo è stato l’avvocato dell’uomo, Daniela D’Emilio, di Busto Arsizio: «Ha collaborato fornendo indicazioni su dove sarebbe stato possibile rinvenire il corpo», ha dichiarato il legale.
IL MOVENTE ECONOMICO
Dunque la pista economica, suggerita dalla Prealpina fin dalle prime fasi delle ricerche, era fondata. Sulle spalle della famiglia di Marilena gravavano da anni debiti con l’Agenzia delle entrate. Erano dovuti al fallimento di vecchie attività del marito, ma negli ultimi tempi attraverso un avvocato tributarista, la promoter era riuscita ad accordarsi con l’Agenzia di riscossione sulla cifra da versare per sanare la falla.
Ma nel 2014 questa non era ancora una delle opzioni contemplate dalla donna, tanto che trovandosi in mano ben 90mila euro decise di affidarli a Clericò e alla moglie, amici fidati che glieli avrebbero conservati al sicuro.
Una scelta che nemmeno comunicò ai familiari, forse temendone l’opposizione.
Sta di fatto che il 31 luglio la cinquantottenne avrebbe dovuto pagare la rata da 80mila euro concordata e per questo si sarebbe recata a Garbagnate dagli amici.
L’INIZIO DEL MISTERO
Fin qui la ricostruzione dei fatti noti. Poi arrivano le dichiarazioni di Clericò - sentito all’inizio insieme a colleghi, parenti e conoscenti come persona informata sui fatti - irte di contraddizioni. Domenica 30 luglio Marilena l’avrebbe chiamato per chiedergli un passaggio fino a Garbagnate.
«Poi l’ho lasciata in piazza e non l’ho più vista».
Sulle prime però aveva negato di aver avuto contatti con la vittima quel giorno e l’ammissione è arrivata solo quando gli inquirenti gli hanno messo sotto il naso le immagini di videosorveglianza di Castellanza.
Allora avrebbe cambiato il tiro, ma non c’è traccia di una telefonata di Marilena quella mattina sui cellulari. Quindi? Quindi secondo gli investigatori dell’Arma - massimamente elogiati dal procuratore capo Gian Luigi Fontana e dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro durante la conferenza stampa - lui l’avrebbe uccisa per mettere a tacere le sue rivendicazioni di denaro.
Ampio servizio sulla Prealpina di martedì 12 settembre.
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