HOMO RADICANS
«Mettete dei fiori nei vostri cannoni» ma si possono anche mettere cannoni nei fiori
Gli insetti vengono attratti in mille modi, molto spesso con la frode
L’idea di usare un’arma da guerra come vaso, deriva da una frase contenuta in una memorabile canzone de “i Giganti”, arrivata terza al Festival di Sanremo del 1967, che con il tempo è praticamente diventata un’espressione popolare. Il brano in realtà si chiama “Proposta” e la locuzione è solo il sottotitolo tra parentesi, ma fa niente, perché a ben vedere nel testo l’antimilitarismo è parte di una breve antologia dei fermenti giovanili degli anni ‘60 del ‘900. Tra l’altro, il pacifico gesto di farcitura floreale viene invocato per non avere mai nel cielo “molecole malate”. Lì per lì, occupandomi di piante e anche di ambiente, mi sono domandato se si celasse un presagio di inquinamento atmosferico o magari di accumulo eccessivo di CO2, ma poi, contestualizzando nel tempo il grande hit, ho pensato che il riferimento fosse probabilmente al “fungo” della bomba atomica o, magari, agli agenti defoglianti impiegati nella guerra del Vietnam. E sì, è inutile girarci intorno, l’immagine dei fiori contrapposta alla guerra fa perno sugli “States” e soprattutto su una generazione di americani sconvolti da una guerra ai più invisa e incomprensibile. Il tutto sorretto da una possente colonna sonora di rock psichedelico, pieno di inni al “flower power”.
In realtà, proprio negli USA, si stava diffondendo da circa 10 anni, prima della canzone dei Giganti, un’altra ballata pacifista. Il brano era “Where are all the flowers gone?” di Pete Seeger, che nel tempo farà letteralmente il giro del mondo, interpretata da Joan Baez, Dolly Parton, Harry Belafonte, Marlene Dietrich, Dalida, Gigliola Cinquetti, Patty Pravo ecc. Il titolo non è una domanda retorica per attirare l’attenzione sull’inesorabile declino della biodiversità vegetale, ma, dato che in pratica i fiori scomparsi sono i giovani morti in guerra, è un’altra conferma del legame tra fiori, gioventù, guerra, morte e poi di nuovo fiori, ma al cimitero. In fondo, il giro del mondo lo ha fatto anche la ballata di un eroe nostrano che, dicendo ciao alla sua bella, si raccomandava, nel caso, di essere seppellito sotto l’ombra di un bel fior!
Abbandonando la questione dei fiori e dei cannoni, anche perché in questo periodo non basterebbero tutte le lavande di Provenza e tutti i tulipani d’Olanda messi insieme, siamo sicuri che i fiori siano un’oasi di pace senza insidie? Tanto per cominciare i “fiori” delle margherite sono stati più di una volta accostati all’inganno che il diavolo costantemente sottopone all’uomo, dato che margherite, e molte altre specie simili, presentano qualcosa che sembra un solo fiore, ma a ben vedere è composto da moltissimi fiori minuscoli. Ad esempio, le linguette bianche che si strappano per giocare a “m’ama non m’ama” sono infatti fiorellini con una corolla molto asimmetrica, non petali.
Se poi si esamina il rapporto tra fiori e insetti impollinatori si scopre che non è sempre “peace & love”, anche se non sfocia mai in guerre aperte. Al massimo in una “guerra fredda” di coevoluzione, dove ad ogni cambiamento della pianta, o dell’insetto, corrisponde una contromossa dell’altro. Certamente fiori e insetti hanno bisogno uno dell’altro, ma non si può proprio dire che si amino spassionatamente. I fiori in particolare temono gli insetti e spesso li ingannano in tutti modi. I fiori considerati più evoluti, tanto per mettere le cose in chiaro, hanno fatto sparire le parti più delicate, mettendole in cassaforte, o meglio in un bunker sotterraneo, fuori dalla portata degli insetti. La loro grande invenzione è stata quella dell’ovario infero, da allora nella corolla non sporgono più alla mercè degli insetti ovuli più o meno succosi e delicati, ma questi sono stati fatti sprofondare in una struttura sottostante alla base della corolla, che in alcuni casi può essere confusa con un gambo dilatato all’estremità.
Gli insetti vengono attratti in mille modi - spesso con la frode - con promesse di cibo, inebriati da profumi stordenti e perfino con immagini pornografiche. Le orchidee del genere Ophrys producono infatti fiori che imitano per forma, colore e odore le femmine di più specie di imenotteri (api, bombi, vespe e loro parenti selvatici). I maschi ci cascano e rimuovono le sacche di polline dai fiori e che gli restano incollate addosso nel corso di una pratica chiamata pseudo-copulazione, e non vado oltre per non arrossire.
Negli spadici di Arum o gigaro, parenti delle calle, si rasenta il sequestro di persona a scopo di sevizie. Una volta attratti diversi insetti, per mezzo dell’alternanza di anelli di fiori sterili e fertili si mette in moto un sistema di chiuse leonardesche. La dilatazione dei fiori sterili contro la spata, che fa le veci della corolla, crea camere dalle quali i malcapitati non possono uscire finché agitandosi nel panico non si sono imbrattati di polline, oppure, se già imbrattati, non hanno per benino scaricato il polline sui fiori femminili. Solo allora gli inflessibili carcerieri, i fiori sterili, si ripiegano, concedendo l’amnistia a tutti.
Alla fine, i fiori sono decisamente meglio dei cannoni e sono anche più belli. Un vecchio adagio dice che sono belli perché muoiono prima di stufare, i cannoni invece hanno stufato e non muoiono mai.
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