LA MOSSA
Referendum sanità bocciato: ricorso al Tribunale ordinario
Il comitato promotore chiama in causa la magistratura dopo il no del Consiglio Regionale della Lombardia
Depositato il ricorso contro la bocciatura, da parte della maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale, della proposta di referendum sulla sanità lombarda. Ma i rappresentanti del comitato promotore, e cioè Marco Caldiroli (Medicina Democratica), Federica Trapletti (Cgil), Vittorio Agnoletto (Osservatorio Salute), Massimo Cortesi (Arci) e Andrea Villa (Acli), hanno presentato il ricorso non al Tar, bensì al Tribunale di Milano.
LA SCELTA
«Valutate le particolarità della vicenda, abbiamo deciso di presentare ricorso al Tribunale ordinario e non al Tar poiché il rigetto dell’ammissibilità dei quesiti referendari votato il 12 settembre scorso al Pirellone investe diversi profili. Non si tratta infatti di una questione puramente amministrativa: la scelta fatta dalla maggioranza in Regione Lombardia ha leso, di fatto, un diritto democratico, promosso e tutelato dalla Costituzione, e cioè il diritto all’esercizio dello strumento referendario», hanno spiegato la scelta i referendari. «Regione Lombardia non ha rispettato la stessa legge regionale sui referendum, nel momento in cui non ha previsto un confronto tra l’Ufficio di Presidenza e i promotori, prima di ogni deliberazione a riguardo. La mancata attuazione di adempimenti che la stessa Regione doveva attuare ha reso possibile la bocciatura politica dei quesiti proposti».
TRE QUESITI
I tre quesiti del referendum popolare bocciati in consiglio regionale, e ora al centro del ricorso in Tribunale, miravano ad abrogare alcuni passaggi della legge di riforma della sanità lombarda, a cominciare dal principio che sancisce l’equivalenza tra sanità pubblica e privata.
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