CASA DI RIPOSO
Niente fondi regionali: chiude la Residenza
Rischiano il posto 50 lavoratori: «Traditi dalla politica»
Partiranno nei prossimi giorni le procedure per la chiusura della struttura della “Residenza Socio Assistenziale per anziani Albertini Vanda”, la casa di cura di Agra, sopra il Luinese. Il termine è il 30 ottobre: se non ci saranno interventi da parte di politici o sanitari, salteranno 50 posti di lavoro e bisognerà sistemare una sessantina di ospiti in altre Rsa del territorio.
Venerdì pomeriggio, poco dopo le 15, alcuni dipendenti che uscivano alla spicciolata dalla Residenza commentavano con molta preoccupazione la decisione. I motivi della chiusura sono molti, come comunica la Sant’Ambrogio Servizi Srl che ne ha in capo la gestione con l’amministratore unico Gianni Caprara, che ha vergato un duro comunicato per esaminarne gli aspetti cominciando dal lontano 1999, da quando la struttura era in mano alla Cooperativa Sant’Anna.
Il gestore spiega che lo scorso 13 settembre il Tar ha rigettato il suo ricorso contro la decisione della Regione che nega alla struttura la possibilità di ricevere la contrattualizzazione che, scrivono da Agra, «spetterebbe in automatico a tutte le strutture che sono state edificate con denari pubblici».
Già, perché una parte di soldi per la riqualificazione avvenuta con tanto di inaugurazione pubblica nel settembre 2015, dopo anni di abbandono, arrivò anche da Regione Lombardia. Insomma, convenzionata ma non contrattualizzata e questo ultimo aspetto fa diventare impossibile gestire con un minimo di economicità la Residenza senza il contributo regionale delle rette agli ospiti: il gestore su questo punto è categorico.
I responsabili raccontano che, non essendo novizi della professione, si erano mossi per capire, prima di spendere notevoli quantità di denaro e consci di non poter gestire la Rsa senza contrattualizzazione, se ci fossero state possibilità di ottenere questo sovvenzionamento, cioè il contributo regionale che abbassa la retta da 115 a 75 euro. Scrivono di aver ricevuto precise rassicurazioni politiche da autorità sanitarie regionali e provinciali, oltre che da altri attori politici del territorio. Alle parole, secondo i proprietari, non seguirono i fatti: era del resto un periodo turbolento per la sanità lombarda considerate le vicende giudiziarie di quei mesi, che pure non avevano nulla a che vedere con la Rsa di Agra.
Da quel periodo, scrivono, «l’operazione Agra era diventata intoccabile». Silenzio assoluto fino alla decisione del gerente di chiudere.
«Se solo avesse voluto - procede il documento a firma dell’amministratore - la Ats avrebbe anche potuto utilizzare la Rsa di Agra per risolvere problemi concreti e irrisolti presenti sul suo territorio e rispettare il lavoro di 50 persone che operano e forniscono un servizio impeccabile. Ma per farlo sarebbe stato necessario prendere posizione. Smettere di fare politica e fare da professionisti il lavoro per il quale si è pagati: reperire sul territorio, a parità di spesa, il miglior servizio per gli utenti».
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