DANDY BOSINO
Si disegnava gli abiti che faceva poi confezionare da un sarto. Vestiva un po’ alla Beatles, un po’ da sessantottino, quando il look dei Beatles stava appena cominciando a influenzare le masse e il ‘68 doveva ancora esplodere. Era un anticonformista con gusto, un ribelle generoso, un “pazzo” troppo geniale. Luigi Gigi Meroni, calciatore granata, ribattezzato “la farfalla”. Tra un paio di settimane, saranno cinquant’anni dalla tragica morte una sera a Torino: travolto da un’auto. Con il pallone tra i piedi poteva tutto. I suoi dribbling sono diventati leggenda. Ma era anche la testa ad incuriosire e affascinare gli amanti e non del calcio. A Gigi “la farfalla” piaceva dipingere, scrivere poesie e inventare una moda, da uomo, sin troppo audace per i canoni di quei tempi. Una rubrica come questa, che senza prendersi troppo sul serio sbircia le tendenze dell’abbigliamento e del gusto al maschile, ha quasi l’obbligo di fermarsi un attimo per ricordare quel funambolo del pallone e della vita che è stato Gigi, scomparso a soli 24 anni. I suoi colleghi dell’epoca erano quasi tutti omologati nel look, perché così volevano anche gli allenatori e i presidenti. Lui no, per niente. E il bello era che il suo estro naif e ribelle fuori dal campo piaceva, piaceva eccome. Che cosa ci suggerisce? Che bisogna essere per forza anticonformisti nel look? No. Dice che il gusto (parola che racchiude l’intera storia della moda) è l’elemento soggettivo che personalizza il modo di vestire, calandolo nelle tendenze del momento o superandole in scioltezza, in dribbling alla Meroni. Il look dell’autunno-inverno, tra l’altro, richiama cappotti, giacche, camicie e dolcevita come quelli che Gigi sfoggiava nonostante i cliché di quegli anni fossero molto più sobri. E lo stesso per baffi e capelli, soprattutto per la chioma. Per anni, troppi, Meroni è stato dimenticato o tirato in ballo con accostamenti sin troppo forzati: il George Best italiano, il quinto Beatles. Equazioni non del tutto corrette. Era, oltre che un talento puro del calcio, un giovane uomo dai molteplici interessi artistici, ai quali univa una personalità non convenzionale. Era il ‘67, suonavano Beatles (Strawberry fields forever... ) e i Pink Floyd (ascoltatevi la psicadelica Astronomy domine). Qui, un altro Luigi morto tragicamente agli inizi di quell’anno cantava “Ciao amore ciao”. Luigi Tenco. Ora, a mezzo secolo dalla scomparsa di Meroni, corre un elogio trasversale, corre da una fascia all’altra. A lui sono dedicati libri, canzoni e produzioni televisive. Aggiungiamoci, con l’umiltà di una formica nel mezzo di una festa nazionale, la puntata di questa rubrica.
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