L’OMAGGIO
Ottobre di sangue varesino, il prefetto: «Ciascuno sia costruttore di pace»
In centro la commemorazione organizzata da Anpi e Comune
«Ognuno nel suo piccolo sia un portatore e un costruttore della pace». È questo il messaggio lanciato dal prefetto di Varese Salvatore Pasquariello nella mattinata di oggi, domenica 22 ottobre, alla commemorazione dell’Ottobre di sangue varesino.
Anche quest’anno Varese non dimentica la sua Resistenza. In particolare, ricorda i giorni passati alla storia come “Ottobre di sangue varesino”, appunto, quando il movimento partigiano viene colpito duramente, lasciando sul terreno una lunga scia di morti. Il Comune di Varese e l’Anpi – Sezione di Varese Comandante “Claudio” Macchi hanno organizzato una serie di iniziative che fanno memoria di quella tragica epopea resistenziale. Dopo le iniziative di ieri, il 79esimo anniversario dell’Ottobre di sangue ha visto oggi, domenica 22 ottobre, il momento della cerimonia ufficiale, con la deposizione di una corona d’alloro in Largo Resistenza al Monumento delle Vittime dell’Ottobre di sangue, un massiccio gruppo in bronzo opera dello scultore Gianluigi Bennati.
L’OTTOBRE DEL 1944
La cerimonia ricorda i fatti di sangue che si verificano ai primi dell’ottobre 1944, una serie di morti partigiane che colpiscono a fondo la Resistenza varesina. Tra le vittime dell’Ottobre di sangue c’è Walter Marcobi, comandante della 121° Brigata Garibaldi “Gastone Sozzi”, vittima di un agguato della polizia politica della Rsi il 5 ottobre del ‘44. Il comandante partigiano non muore subito, ma viene trovato dissanguato all’alba del giorno dopo in via dei Boderi.
Sempre il 5 ottobre viene ucciso, a soli 22 anni, René Vanetti, comandante della 148° Brigata Matteotti nei pressi della Chiesa del Lazzaretto poco distante da viale Belforte. Pochi giorni dopo, il 7 ttobre, vengono assassinati Luigi Ghiringhelli di Luino, Elvio Copelli di Voldomino ed Evaristo Trentini di Clivio, appartenenti alla formazione autonoma Lazzarini, dopo che i fascisti avevano già fucilato quattro loro compagni sul luogo della cattura e altri cinque a Brissago Valtravaglia. Arrestati alla Gera di Voldomino, i tre giovani partigiani vengono fucilati sul prato davanti alle Bettole da un plotone di allievi ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese. I loro corpi vengono lasciati per tre giorni sulla pubblica strada, sotto una pioggia battente, per dare una lezione alla città schierata con la Resistenza. Solo grazie all’intervento di don Giuseppe Tornatore, ex cappellano militare, le salme vengono rimosse, dando loro una degna sepoltura. Vittime della violenza nazi-fascista che segnano una fase durissima per la Resistenza a Varese che, tuttavia, sa riprendere slancio e continuare la lotta per la libertà e la democrazia.
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