STILE
Parrucche: il colpo di teatro parte dalla testa
Un gesto che si tramanda da 200 anni ed è arrivato fino a noi oggi

Dal greco “pýrrichos”, fulvo, dal colore molto apprezzato nell’antica Roma di cui erano fatti i primi esempi, o dal latino pilus, pelo, piuttosto che dall’antico tedesco Huck o Hock, coperta, o dalla hucque che designava la cappa nell’antico francese, se l’etimologia riportata dai dizionari resta incerta o potrebbe collegarsi a diverse derivazioni, una cosa è certa: la parrucca da sempre segna uno stile. E che stile. Declinandosi come accessorio posticcio per chi ama cambiare la propria acconciatura in maniera estemporanea, piuttosto che come dispositivo medico in caso di alcune patologie, o parte di un costume teatrale o cinematografico, il suo utilizzo è variato dal punto di vista della moda in generale nel tempo. Ponendosi tra gli “oggetti” che caratterizzano le epoche. E che realizzare è un’arte che necessita di grande attenzione.
«Il parruccaio è una figura abbastanza unica nel suo genere, una figura professionale che ha una forte propensione verso la tradizione essendo un mestiere molto tradizionale, con tecniche che si tramandano da sempre e sono fortemente specializzate» spiega Jacopo Guarneri, coordinatore didattico del corso per parruccai e che si occupa dei corsi per hair and make up artist e di special make up dell’Accademia Teatro alla Scala. Proprio qui è attivo uno dei più prestigiosi corsi di formazione in quest’arte che, nello specifico, per l’Accademia, si concentra sul settore teatrale, che è uno, accanto al cinematografico e al civile, in cui si parla, appunto, di realizzazione di parrucche.
«Questa è la prima grande distinzione che va fatta nel mondo delle parrucche - specifica infatti Guarneri -, non solo a livello di prodotto finale e di destinazione d’uso, ma anche a livello tecnico. Ci sono grandi differenze: la prima, la più evidente, è che il teatro è il luogo dove l’osservatore è lontano da chi è in scena, mentre al cinema, tramite le riprese, si arriva molto vicini. Una distinzione che si è sempre fatta, anche se adesso è un po’ “vecchia”, poiché adesso il cinema e la tv sono entrati fortemente anche in teatro».
Il lavoro resta comunque minuzioso, anche nel caso in cui la parrucca teatrale da realizzare si basi sul cosiddetto “frontino cinematografico” che, come spiega Tiziana Libardo, responsabile del settore trucco e parrucco del Teatro alla Scala e coordinatrice del corso di parruccaio dell’Accademia, dove è stata anche docente, è «il più fine, trasparente e leggero possibile, su una base di tulle». Tecniche e tipologie diverse, ma con un punto fermo: si parla di parrucche teatrali e dunque che connotano e contraddistinguono fortemente i personaggi. Che siano in ambientazioni moderne o, ancor di più, storiche e fantastiche.
«Le parrucche - sottolinea Guarneri - danno una connotazione molto forte e importante perché chi guarda uno spettacolo accetti anche il personaggio in scena. Il nostro corso, nascendo da una richiesta del Teatro alla Scala, è un corso che crea professionisti dando loro un imprinting fortemente teatrale e anche se negli anni ci siamo aperti appunto a masterclass nell’ambito cinematografico, non c’è da noi spazio per la formazione in ambito civile». In Italia sono pochissimi i laboratori di realizzazione di parrucche teatrali a cui arrivano richieste anche da altre parti del mondo. Tra cui Hollywood. Le capacità artigianali italiane in questo senso sono altissime.
«Si tratta di un lavoro artigianale che prima si imparava solo dagli “anziani” - spiega Tiziana Libardo - e da chi viveva in questi laboratori e voleva imparare il mestiere dell’artigiano». Ora c’è questa possibilità in Accademia all’interno del quale si è andata a riversare una tradizione e una maestria che si tramandano da secoli.
© Riproduzione Riservata