LA MOSTRA
Radio clandestine, a Bodio una storia di coraggio
Collegamenti in Europa ricordando chi rischiava la vita per trasmettere le informazioni
Non sarà solo un’esposizione di radio militari e clandestine usate durante il periodo bellico, di elmi e di veicoli: sarebbe solo una coreografia alla commemorazione del 25 aprile, organizzata in collaborazione con il Comune: no, sono oggetti vissuti, che danno emozioni pensando soprattutto in quali contesti sono stati usati.
Quando Massimo Galimberti, appassionato radioamatore, ha aperto per la prima volta una valigetta che sembrava un beauty, per non destare sospetti, e ha visto tutti i componenti perfettamente funzionanti si è commosso: ha pensato ai telegrafisti che avranno trasmesso messaggi cifrati a rischio della vita con appeso al collo la pastiglia di cianuro da usare in caso di cattura del nemico. La celebrazione di questa data storica, a Bodio Lomnago quest’anno coglie un aspetto insolito: mercoledì 25 aprile, dalle 9 alle 12, davanti alla sede della polizia locale si potrà ammirare questa mostra che introduce alla vita quotidiana al fronte o in clandestinità.
«Abbiamo accolto con grande entusiasmo la proposta di Massimo Galimberti e di Gianluigi Maccagnan, che effettueranno un collegamento radio, perché riteniamo sia un modo alternativo per la commemorazione del 25 aprile - afferma il sindaco Eleonora Paolelli -. Potremo offrire al consiglio comunale dei ragazzi che parteciperà alla cerimonia informazioni in più rispetto a un periodo storico importante evadendo dalla solita routine, aggiungendo entusiasmo e novità. A Bodio abbiamo il cippo che ricorda l’uccisione di due partigiani: lo dobbiamo a loro».
Dopo la messa alle 10 nella chiesa di San Giorgio e il corteo al cippo commemorativo dei partigiani Baj e Brusa, verranno effettuati collegamenti radio con l’Europa, rafforzando i legami e celebrando l’unità in un momento in cui la connessione e la solidarietà sono più importanti che mai.
Certo, le connessioni durante la guerra erano sinonimo di pericolo e non certo di intrattenimento, perché potevano essere intercettate dal nemico ed erano legate a un grande dose di coraggio: «Dal 1941 - spiega Galimberti, figlio del partigiano detto “il Moro” della brigata Garibaldi - al primo semestre del 1943 l’80% dei telegrafisti furono catturati e uccisi, mentre successivamente la percentuale si abbassò al 15% in quanto era stato affinato l’utilizzo della radio».
I ragazzi potranno ammirare gli elmi e le jeep del Club Auto Moto storiche di Varese.
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