LA DECISIONE
Blitz a Malpensa, scarcerati gli anarchici
Applicato l’obbligo di dimora e di firma a Torino per le quattro persone che tentarono di bloccare il rimpatrio di un cittadino marocchino, sbagliando però lo scalo
Sono stati scarcerati i quattro anarchici arrestati nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 marzo dopo l’incursione sul piazzale di Malpensa per bloccare il volo di un compagno marocchino, Jamal Kilal. All’esito dell’interrogatorio il gip non ha ravvisato le esigenze cautelari. A Giuseppe Cannizzo, Josto Jaris Marino, Elena Micarelli e Miriam Samite il giudice ha però applicato l’obbligo di dimora e di firma a Torino con rientro notturno a casa. L’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti, contestata dal pubblico ministero Francesca Parola, è caduta, permangono quelle di concorso in resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio.
GLI STESSI ERRORI
A quanto pare i quattro sono gli stessi che qualche settimana prima avrebbero assaltato la volante della Polizia davanti alla Questura torinese. L’operazione dei No Cpr del 20 marzo non è stata un gran successo: il volo di Kilal in realtà sarebbe partito da Bologna ma, proprio come accadde nel 2016, gli attivisti hanno sbagliato scalo. E mentre i quattro bloccavano l’aereo della Air Royal Maroc, il marocchino espulso era già sbarcato a Casablanca. Anche ad agosto di otto anni fa gli anarchici si mossero un mercoledì, ma all’epoca i tre che finirono in manette si opponevano al rimpatrio di un sudanese. Ci fu subito un summit sulla sicurezza aeroportuale, deciso dalla procura di Busto, perché non era concepibile che tre ragazzi in t-shirt e infradito avessero raggiunto la torretta del radar di terra senza trovare ostacoli. Ebbene, se è vero che gli attivisti cadono negli stessi errori, è altrettanto vero che ancora una volta sono riusciti ad arrivare sul piazzale passando da una porta allarmata.
ESPULSIONI CONTROVERSE
E mentre sui social i centri sociali inneggiano al sabotaggio della macchina delle espulsioni, il sindacato di polizia Siulp mette in guardia i vertici del ministero sui rischi che la carenza di organico e la continua contestazione del lavoro delle forze dell’ordine comportano. «Attenzione al corto circuito, rafforzato dalla certezza dell’impunità», sottolinea il segretario provinciale Paolo Macchi.
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