SERIE D
«Sarà un Varese sostenibile»
Il progetto di Taddeo: «Azienda soliuda e ambiziosa. Iacolino per l’oggi e il domani»
A Pisa si è emozionato. Per il futuro della società traccia il profilo di «un’azienda sostenibile».
Per quello tecnico auspica un matrimonio duraturo con Iacolino. Sulla situazione economica ribadisce che «siamo solidi» e riguardo ai rimborsi spese residui di squadra e staff riferiti alla scorsa stagione e non ancora pagati, spiega i motivi del suo irrigidimento.
Aldo Taddeo, presidente del Varese, “gioca” a tutto campo alla vigilia di una stagione il cui obiettivo dichiarato è «il primo posto».
Un piccolo passo indietro: come ha vissuto il debutto di Pisa.
«Mi sono emozionato. C’erano settemila persone, la squadra ha fatto bene, i nostri tifosi sono stati meravigliosi arrivando in 150. Ero all’esordio, sono stato trattato con rispetto, ho respirato il professionismo e ho capito che cos’è il Varese in Italia».
Per guidare la squadra avete scelto un tecnico esperto come Iacolino: che persona sta conoscendo?
«Un uomo per nulla presuntuoso nonostante tutto ciò che ha vinto, un mister che allena, plasma e cerca di estrarre dai ragazzi il meglio per creare un gruppo vincente».
Lo apprezza già molto, insomma.
«Sì. Ha guadagnato presto il mio rispetto. Spero che il sodalizio duri a lungo, che oltre al presente ci sia un futuro con lui. Da allenatore e poi magari anche in altri ruoli».
Spostiamoci “in ufficio”, parliamo dei nuovi soci Edoardo Russo e Matt Reeser?
«Edoardo è già ben inserito, è un appassionato che sa molto di calcio ma che sa stare al suo posto. Matt è appena arrivato, sta “annusando” l’ambiente con garbo. Abbiamo già fatto una chiacchierata per il marketing: ha fornito ottime idee. è americano, ha una mentalità molto aperta, la sua diversità è una risorsa importante per ciò che abbiamo in mente».
Già, che cosa avete in mente?
«Il progetto è quello di coniugare ambizione e sostenibilità. Il Varese deve svilupparsi come un’azienda. E come tale abbiamo cinque cose da vendere: gli eventi, la pubblicità, gli abbonamenti, i calciatori, il merchandising. Dovremo patrimonializzare ciò che facciamo, valorizzare i giovani».
Sono numerose le persone operative in società. Troppe?
«è solo una questione di organizzazione. Siamo partiti da zero immettendo tanta qualità, ora dobbiamo perfezionare le singole competenze e i perimetri entro i quali svolgerle».
E la questione dei debiti pregressi?
«Abbiamo trovato un buco di 450mila euro, lo abbiamo coperto Basile ed io. Se non ci fosse stato forse a quest’ora saremmo in C. Ora per il 90 per cento è tutto in ordine, non c’è più “scaduto”. Ci siamo accordati coi fornitori, siamo diventati una srl, ci siamo dotati di sindaci che vigilano sulla corretta gestione dei conti. Da giugno stiamo pagando tutte le fatture correnti».
Restano però da saldare i rimborsi residui della scorsa stagione a squadra e staff. Perché?
«Coi calciatori c’era un accordo per pagare tutto il 20 luglio. Avevo chiesto di aspettare fino a quella data e ho dato la mia parola. Poi sono venuto a sapere che tre giocatori, due giorni prima, avevano fatto inviare le lettere dagli avvocati. Mi sono arrabbiato e ho bloccato i pagamenti, è stato anche un danno d’immagine».
Quindi?
«Voglio le scuse e il ritiro di quelle lettere: se accadrà, il giorno dopo avranno i soldi. Sapevo benissimo che per tentare il ripescaggio in serie C dovevo mettermi a posto sotto questo aspetto: ero in grado di farlo ma a quel punto non ho voluto».
Torniamo al campo: l’obiettivo è uno solo, giusto?
«Siamo il Varese, non possiamo pensare al secondo posto. Lavoriamo per vincere, vogliamo farlo però senza proclami, con concretezza e serietà».
La concorrenza sembra molto agguerrita...
«Ma noi siamo consapevoli del nostro valore».
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