L’INDAGINE
«Talpa al Mef per conto di Ernst&Young»
Le Fiamme gialle di Busto Arsizio inguaiano Susanna Masi, già consigliera del Ministero dell’Economia e dell’azienda di consulenza di cui era stata dipendente
Sono quasi trecento le e-mail e decine le intercettazioni telefoniche finite sotto la lente della guardia di finanza di Busto Arsizio nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano che coinvolge Susanna Masi, ai tempi del suo incarico come consigliere al Ministero dell’economia ed ex dipendente di Ernst&Young, accusata di aver rivelato al colosso nel campo della consulenza legale tributaria informazioni riservate sulle normative fiscali messe a punto a livello europeo.
Informazioni di cui veniva a conoscenza partecipando a delicate riunioni coi vertici dei ministeri economici e finanziari di tutta Europa.
Gli investigatori, da quanto si è saputo, hanno vagliato complessivamente una mole di materiale di circa sei terabyte acquisito anche nella sede milanese del gruppo che, in parte, dimostrerebbe i rapporti tra la professionista entrata a fine 2012 nella segreteria tecnica del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani e i suoi ex datori di lavoro.
Analizzando i flussi finanziari le Fiamme gialle hanno anche riscontrato il versamento da parte di Ernst & Young, con bonifici bancari, di circa 220mila sul conto corrente di Susanna Masi, presunto compenso per le informazioni fornite.
L’importo ritenuto una sorta di “stipendio“, hanno riferito in Procura, sarebbe la «dazione» di denaro che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati, non solo la stessa società, ma anche il partner italiano Marco Ragusa, difeso dall’avvocato Fabrizio Gobbi.
Gli accertamenti sono partiti dalle indagini su un’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale creata dal barone svizzero Filippo Dollfus De Volckesberg, che nel 2016 ha patteggiato la pena di un anno e undici mesi di reclusione.
Il finanziere, che secondo le accuse avrebbe gestito attraverso la sua società con quartier generale a Lugano «una delle più grandi holding del riciclaggio scoperte in Italia», aveva tra i clienti professionisti, imprenditori e nobili italiani.
Per anni li avrebbe aiutati a «trasferire all’estero ed occultare denaro e utilità» attraverso una galassia di società in paradisi fiscali.
Nell’ambito del filone principale dell’inchiesta gli investigatori avevano acquisito documenti in studi e sedi di società in diverse zone d’Italia, tra cui Ernst & Young, scoprendo gli scambi di email tra Susanna Masi e dirigenti del gruppo finiti al centro della nuova indagine.
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