DOPO IL REFERENDUM
Ticino, nessuna conseguenza
Tutti d’accordo: almeno nell’immediato “Primainostri” non danneggerà i lavoratori italiani. La Ue chiede garanzie da Berna, Maroni ripropone al governo le agevolazioni fiscali per le aree di confine
«Domani ( martedì 27, ndr) Renzi viene a Milano: coglierò l’occasione per consegnargli il documento approvato nel 2014 dal nostro Consiglio regionale: è la proposta di legge di una zona economica speciale per le aree confinanti con la Svizzera, con agevolazioni fiscali. Mi pare che possa essere ancora di attualità: giace nel cassetto del Parlamento, gli chiederò di inserirla nella prossima legge di Stabilità». Così Roberto Maroni all’indomani del referendum sulla priorità ai lavoratori ticinesi.
«Stamattina - ha aggiunto il presidente della Regione Lombardia - ho chiamato il presidente del Canton Ticino, Paolo Beltraminelli. Ci incontreremo la prossima settimana per capire che cosa succede e per definire, da parte nostra, le iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi. Sono lavoratori, non immigrati clandestini». Durante una conferenza stampa al termine della riunione di giunta, Maroni ha aggiunto che da parte di Beltraminelli c’è stata “massima disponibilità a collaborare“, anche perché «non c’è nessun impatto immediato del referendum».
All’indomani del referendum che ha visto l’affermazione della proposta “Primainostri” con il 58% dei consensi, il dibattito è caldo, soprattutto nelle province (come quella di Varese) che storicamente alimentano con decine di migliaia di persone il frontieralato. E se i commenti sono più o meno concordi nel negare il rischio di effetti - soprattutto a breve termine - sul futuro lavorativo degli italiani impiegati in Canton Ticino, resta comunque chiara la richiesta di maggiori certezze.
«Ci sono degli accordi in atto che vanno rispettati e ci aspettiamo rassicurazioni nei fatti e non solo a parole da parte delle autorità federali e cantonali», ha detto ad esempio il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo: «L’esito del referendum - ha aggiunto - desta preoccupazioni per il futuro dei lavoratori frontalieri lombardi che devono trovare nella Regione Lombardia il soggetto che li tutela».
La vicenda è stata immediatamente affrontata anche dalla Ue, con toni preoccupati. «Il risultato del referendum in Ticino - ha detto il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas non renderà più facili i negoziati già in corso tra l’Unione europea e la Svizzera per affrontare le conseguenze del referendum nazionale che due anni fa ha chiesto di porre limiti all’ingresso di lavoratori europei». Schinas ha ricordato che «il presidente Jean Claude Juncker ha più volte chiarito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, cosa che nel contesto svizzero significa che la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale». Nell’ambito del negoziato già in corso Juncker lunedì scorso ha incontrato il presidente della Confederazione elvetica ed hanno “concordato di vedersi di nuovo a fine ottobre” per continuare il negoziato e “trarre le potenziali conseguenze” anche del voto in Ticino che, ha ricordato Schinas, “deve essere ancora approvato dal governo federale.”
E se il leader della Lega Nord Matteo Salvini pare minimizzare e coglie la palla al balzo per attaccare il governo Renzi («Non mi stupisco che in un momento di crisi come questo gli svizzeri dicano prima gli svizzeri così come gli austriaci dicano prima gli austriaci. Mi stupisce che in Italia abbiamo governi che non fanno gli interessi degli italiani. Noi invece diciamo prima gli scafisti») , il sindaco di Milano Beppe Sala affronta la vicenda su un piano più ampio: «L’esito del referendum svizzero - ha scritto su Facebook - dimostra che la mancanza di gestione politica a livello europeo del rapporto tra i popoli, arriva a mettere in discussione i rapporti tra il Canton Ticino e la Lombardia».
La parola più “definitiva” (almeno per ora) sulla questione arriva direttamente da Berna. Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha annunciato di avere avuto nella mattinata di lunedì 26 un colloquio telefonico con il pari ruolo svizzero, Didier Burkhalter, il quale ha confermato che il referendum nel Canton Ticino non avrà conseguenze immediate sui lavoratori frontalieri italiani e che la normativa sui lavoratori stranieri è attualmente all’esame del Parlamento nazionale. Da parte sua Gentiloni ha ribadito che ogni discriminazione nei confronti dei nostri frontalieri sarebbe un impedimento all’intesa tra Ue e Svizzera. «L’Italia - si legge in una nota della Farnesina - è impegnata a favorire tale intesa (tra la Svizzera e la Ue, ndr) che deve essere basata sui comuni interessi economici e sul comune riconoscimento del principio della libera circolazione delle persone.
Altri servizi sulla Prealpina di martedì 27 settembre
© Riproduzione Riservata