CICLISMO E RESISTENZA
Tra guerra e sport: le bici partigiane
Domani alla Cuac la presentazione del libro di Sergio Giuntini
Venti storie di ciclismo e Resistenza: le narra Sergio Giuntini, presidente della Società Italiana di Storia dello Sport, in Biciclette partigiane. Libro che presenterà alle 21.30 di domani sera, venerdì 3 maggio, alla Cuac (Circolo unione arnatese cooperativa sociale), in via Torino 64, a Gallarate. L’incontro, moderato dal giornalista Lorenzo Franzetti, è stato organizzato da Ivana Graglia di Casa delle Donne Anna Andriulo di Gallarate, nonché da Carlo Moretti e Mauro Gnocchi di Bicipace, col sostegno dell’Anpi provinciale di Varese.
«L’evento s’inserisce in un ciclo di iniziative di Bicipace per la quarantesima edizione della biciclettata che organizziamo ogni anno a maggio, attraversando una cinquantina di Comuni del territorio fino alla colonia fluviale di Turbigo, in nome della pace, della solidarietà e dell’ambiente», dice Moretti. La serata svelerà come la bicicletta sia stata protagonista della lotta partigiana: «Fu fondamentale in due sensi. Da una parte fu usata nella guerriglia urbana dai Gruppi di Azione Patriottica, che così si muovevano meglio nelle città nonostante le limitazioni imposte dai fascisti e dall’altra servì per le staffette, creando collegamenti tra pianura e montagna per rifornire i partigiani di armi, vettovaglie e messaggi».
Un ruolo di primo piano ebbero le donne. Tra quelle ricordate nel libro Renata Viganò, autrice de L’Agnese va a morire, moglie di Antonio Meluschi, firma di punta del giornale Il progresso d’Italia che patrocinò dal 22 al 25 luglio 1948 la prima Corsa al mare a tappe femminile, da Bologna a Rimini. Poi Onorina Brambilla, sposata col comandante gappista Giovanni Pesce Visone: «Svolse importanti funzioni tra Milano, Rho, Pero e la Brianza. Arrestata e portata al Comando tedesco di Monza, venne torturata e poi mandata al campo di concentramento di Bolzano». E ancora, Augusta Fornasari, staffetta nella IV Brigata Garibaldi, divenuta nel Dopoguerra la più grande ciclista italiana del periodo: «Vinse due Campionati italiani nel 1948 e 1949, organizzati dall’Unione italiana sport per tutti ma non riconosciuti: la Federazione ciclistica italiana riconobbe le donne solo nel 1962». Sul versante maschile saranno ricordati tra gli altri Augusto Zanzi e Renato Morandi detto Carletto. Il primo aveva un negozio di rivendita di bici in via Veratti 30, a Varese, che funse da centro informazioni per la Resistenza.
Il secondo, alla caduta del regime, organizzò una biciclettata di festa dalla periferia al centro varesino: «Figura chiave della Resistenza, fu nella Brigata Garibaldi Clerici che intercettò a Dongo il convoglio con cui Mussolini tentò la fuga in Svizzera».
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