IL CULT
«Una poltrona per due»: solo così è Natale
Solo per tre giorni torna ancora nelle sale come evento speciale. Di John Landis con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy è un classico delle feste
Per alcuni Vigilia di Natale è inderogabile sinonimo di Una poltrona per due. Per costoro, comunità quantitativamente non indifferente, rappresenterà certo una gustosa notizia sapere che quest’anno non avranno soltanto l’occasione di godersi la commedia di John Landis in televisione, come must del palinsesto di Italia Uno. Quarantun anni dopo la sua comparsa nelle sale cinematografiche, la pellicola infatti ci ritorna in versione restaurata 4K. Sarà un evento speciale in programma per soli tre giorni: lunedì 9, martedì 10 e mercoledì 11. La contestualizzazione natalizia del film è in realtà una pura interpretazione italiana (noto lo sgomento di Jamie Lee Curtis, una delle star di Una poltrona per due con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy, quando ciò le fu comunicato su un red carpet del Belpaese). Ma al di là dell’ambientazione invernale, l’operazione di restauro sembra soprattutto un modo per omaggiare uno dei cult movie del cinema comico e non solo. La sferzante critica sociale al capitalismo da yuppie che traspare nel corso della trama rende infatti il lungometraggio tutt’altro che un prodotto conciliante, pur ammettendo al suo interno un tradizionale lieto fine. La storia è appunto quella di una scommessa ordita da due vecchi fratelli milionari annoiati (Don Ameche e Ralph Bellamy), che decidono per pura curiosità di scambiare i ruoli lavorativi e comportamentali di due loro conoscenze. Il ladruncolo Billy Ray Valentine, interpretato da un Murphy che ebbe in tale frangente la sua consacrazione, prende così pian piano il posto dell’arrogante investitore Louis Winthorpe, che finisce ben presto a fare i conti con un grottesco disagio sociale. Landis combina così le novelle di Mark Twain all’estetica di Frank Capra, l’humor alla denuncia, tornando a lavorare con Aykroyd dopo lo straordinario successo dei Blues Brothers e sancendo il definitivo passaggio dall’horror alla commedia per Curtis, fin ad allora nota a molti per l’apparizione nel classico della paura Halloween. Il regista poneva così un altro tassello a una carriera destinata ad ascriverlo nel novero dei più peculiari e oltraggiosi interpreti di un genere cinematografico quasi a sé stante, per cui aveva già concepito in precedenza capolavori quali Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra.
© Riproduzione Riservata