IL VIOLENTO
Un’altra aggressione in carcere
Arrestato un gallaratese. L’allarme del sindacato della polizia penitenziaria
Va a far visita al fratello in carcere e ne approfitta per portargli un regalino: hashish.
È finita malissimo la mattinata di ieri, martedì 10 ottobre, per il gallaratese che ha avuto l’idea di introdurre stupefacenti oltre le sbarre.
L’uomo è stato scoperto dagli agenti della polizia penitenziaria proprio mentre cercava di passare la droga al fratello minore e immediatamente sottoposto a fermo, d’intesa con l’autorità giudiziaria.
Verrà processato per direttissima. Ma è andata male anche ai poliziotti di via per Cassano perché il gallaratese si è scagliato contro di loro dando vita a una colluttazione così violenta che ha reso necessarie le cure dell’ospedale.
Dunque l’ennesima aggressione al personale della Polpen nel giro di una settimana.
Era solo il 4 ottobre quando un detenuto di orgini slave ha picchiato il vicecomandante Antonino Rizzo e a quanto pare il gallaratese l’avrebbe ricordato proprio durante lo scontro.
«Vi faccio fare la fine del vostro collega», avrebbe urlato nella sala colloqui.
«È una situazione che non possiamo più tollerare», commenta Paolo Delli Veneri, componente della segreteria regionale della Uil Penitenziaria in servizio tra l’altro proprio nella casa circondariale di Busto Arsizio.
«C’è carenza cronica di organico ormai da anni e i vertici dell’amministrazione non riescono a intervenire. Il risultato è che i poliziotti subiscono continue aggressioni».
Uno dei due agenti finiti al Pronto soccorso è alle prese con la lussazione alla spalla, l’altro è stato colpito con rabbia a suon di calci e quindi le lesioni sono sparse un po’ ovunque. La prognosi non è ancora nota.
Settimana scorsa un grido di allarme era arrivato già dal segretario generale della Uil Penitenziaria Angelo Urso, più che mai attuale.
«È giunto il momento - aveva detto - che l’amministrazione prenda provvedimenti in nostra tutela».
Urso allude agli strumenti di difesa personali che vengono reclamati da tempo dal sindacato ma senza successo. «Non possiamo andare avanti così, ogni giorno con un’aggressione. Servono gli strumenti per la nostra salvaguardia per esempio lo spray al peperoncino, il tender o le telecamere sulle divise per documentare ciò che avviene realmente in carcere».
E nel frattempo è accaduto l’ennesimo episodio che getta allarme.
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