Inchiesta su La7
Ottant’anni di “Lago nero”
L’estrema destra in provincia dalla fuga delle SS ai giorni nostri
A un capo del filo nero il nord della provincia di Varese come “rifugio” di una decina di nazisti e non solo di Hermann Bickler, SS condannato a morte in Francia dopo la Seconda Guerra Mondiale e mai consegnato dall’Italia (uno dei suoi figli sessant’anni dopo ospiterà nella sua villa sul Lago Maggiore Erich Priebke, boia delle Fosse Ardeatine ed ergastolano in vacanza). E all’altro capo del filo il governo di Giorgia Meloni, che a quel passato nazifascista resterebbe legato, anche se oggi certi esponenti di Fratelli d’Italia negano certe frequentazioni del passato. In mezzo, un ristorante-centro culturale a Gavirate, la Corte dei Brut, definito «luogo simbolo del neofascismo italiano», e gestito da Rainaldo Graziani, figlio del fondatore di Ordine Nuovo, Clemente.
Questo il percorso che lunedì 22 aprile La7 ha proposto ai telespettatori del programma “100 minuti”, condotto da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini, con un’ampia inchiesta del giornalista Andrea Palladino intitolata “Lago nero”. Certo, per uno spettatore della provincia di Varese, lettore negli anni di quotidiani e siti Internet, quello che sconvolge oggi i conduttori in studio, come la festa per il compleanno di Hitler celebrata nel 2007 in un locale sulle sponde del Lago di Varese con canzoni aberranti sullo sterminio degli ebrei (22 poi a processo e prescrizione per tutti sette anni dopo), non è una sorpresa: qui è stato ampiamente raccontato e commentato. Ma ugualmente fa impressione sentire Rainaldo Graziani dire che quelle canzoni a lui non fanno effetto e che «ancora oggi c’è chi le canta in Questura a Varese». Così come fa impressione sentire Alessandro Limido, leader dei Do.Ra., gruppo con sede ad Azzate che non fa mistero di essere neonazista, dire che «secondo me lo sterminio degli ebrei non c’è mai stato».
Tra le rivelazioni del documentario c’è comunque il fatto che alla festa per Hitler era presente a Buguggiate anche Alessandro Stazi, oggi segretario organizzativo di Fratelli d’Italia a Rieti (sostiene che le canzonacce non le sentì e anche lui è stato salvato nel processo varesino dalla prescrizione). Ed è anche molto sottolineato il fatto che l’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin, esponente di peso del pensiero ultranazionalista, fu ospite della Corte dei Brut a fine 2018, ma in seguito vide svanire nel nulla un convegno in suo onore, preparato ma ritenuto poi evidentemente poco opportuno, che avrebbe coinvolto esponenti e simpatizzanti di Fratelli d’Italia che oggi siedono ai vertici dello Stato e dichiarano di non ricordare nulla di quei giorni.
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