DOPO L’ARRESTO
Baciò bambina fuori dall'asilo, torna libero
Il giudice ha convalidato il fermo e disposto l'obbligo di firma
È tornato in libertà l’algerino trentaquattrenne arrestato mercoledì dalla polizia per violenza sessuale sulla bimba di tre anni, ghermita e baciata mentre usciva dall’asilo di Cardano al Campo.
Ieri mattina l’uomo è stato interrogato in carcere dal gip che ha ridimensionato la portata dei fatti contestati dalla Procura.
Desiderio di paternità
A parere del giudice l’episodio, per come si è svolto, potrebbe addirittura rientrare nel reato di violenza privata, come chiesto dal difensore, in ogni caso l’ha catalogato sotto l’ipotesi più lieve della fattispecie. L’algerino insomma non sarebbe stato spinto da pulsioni erotiche nei confronti della piccola, ma dallo slancio affettuoso di chi ama i bambini. «Vorrei avere un figlio», ha raccontato l’indagato. Dunque al trentaquattrenne è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di firma quotidiano in caserma.
La ricostruzione
Una valutazione che solo un’attenta lettura degli atti e delle dichiarazioni rese dai testimoni avrebbe potuto produrre: il gip ha infatti convalidato l’arresto, avvenuto in quasi flagranza grazie alla mobilitazione della zia e di un’altra mamma, che hanno seguito l’uomo in fuga mantenendosi in contatto con la centrale operativa. Lo spavento è stato forte, ma a bocce ferme nessuno ha saputo dire se l’algerino avesse baciato la bimba sulla bocca. Di certo è piombato alle spalle della madre che teneva la piccola per mano, di certo l’ha sollevata e presa in braccio, di certo le ha ruotato il volto per darle tanti baci. Ma sulla guancia. Un gesto eccessivo, quasi incomprensibile in un’epoca in cui l’infanzia non può essere contaminata da ambiguità di sorta, ma che fosse un atto di libidine ci sono grossi dubbi. La madre stessa ai poliziotti ha spiegato che, vedendo avvicinarsi l’indagato, aveva pensato volesse venderle accendini o fazzoletti. Un incedere per nulla allarmante o minaccioso quindi. Alla figlia si era rivolto in una lingua incomprensibile (l’uomo parla solo arabo e francese) ma con tono dolce e gentile.
Come un fantasma
Nel corso dell’interrogatorio il trentaquattrenne ha raccontato in modo farraginoso di essere arrivato da poco in Italia, lasciata l’Algeria si era infatti trasferito in Francia. Cosa l’abbia condotto nel Gallaratese non si è ancora capito: non risulta avere amici, tanto meno parenti, non ha un tetto, dorme sulle panchine. «In Algeria ero seguito dalla psichiatria», ha aggiunto senza però essere in grado di fornire documentazione sanitaria che lo attesti e che consenta di approfondire le sue condizioni. Non è da escludere che la Questura di Varese proceda con l’espulsione.
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