LA SENTENZA
Caso Quiete, commercialisti archiviati
Tre curatori fallimentari erano stati accusati di illeciti legati all’asta

Una commercialista, difesa dall’avvocato Fabrizio Piarulli, aveva dovuto fare i conti con accuse di turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio. E anche nei confronti di due colleghi, difesi rispettivamente sempre da Piarulli e dall’avvocato Fabio Margarini, erano state ipotizzate contestazioni di due tipi: di nuovo rivelazione di segreto d’ufficio e diffamazione aggravata dell’imprenditore Sandro Polita. Ma alla fine tutte queste accuse sono state spazzate via dal gip Alessandro Chionna.
L’OPPOSIZIONE DI POLITA
È la parte del lunghissimo e complicatissimo “caso Quiete” – la clinica privata riaperta di recente da nuovi proprietari dopo molti anni di chiusura - che coinvolgeva i curatori fallimentari di diverse società del gruppo Polita, ex proprietario della struttura: tre commercialisti, appunto, denunciati dall’imprenditore e per i quali la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Di recente, a seguito dell’opposizione alla richiesta di archiviazione da parte di Polita, il gip Chionna ha messo dunque la parola fine a questo pezzo della vicenda. Stabilendo, per quanto riguarda la commercialista, «l’infondatezza della notizia di reato» (e si parla di comportamenti che avrebbero potuto gettare un’ombra sull’asta che qualche anno fa ha portato alla rinascita della clinica). E allo stesso modo che nessun procedimento penale deve partire nei confronti degli altri due curatori, finiti sotto accusa per i tentativi dei fallimenti di essere risarciti.
Prosegue invece, sempre davanti al giudice Chionna, l’udienza preliminare che è conseguenza di un’indagine sul gruppo Polita iniziata quindici anni fa. Un processo che con il passare del tempo ha perso parecchi “pezzi”. Ventitré reati sui venticinque originari sono stati infatti messi da parte dalla stessa Procura e a “resistere” sono solo un paio di contestazioni legate a fallimento e compravendita della clinica. E anche gli imputati sono drasticamente calati di numero dagli undici delle origini.
IL COMUNICATO DI VIPOL
Nel frattempo, come detto, la clinica La Quiete ha riaperto i battenti. E nella vicenda c’è stato l’intervento, con un comunicato stampa, di una società della famiglia Polita che si chiama Vipol Srl, dedita allo sviluppo immobiliare e con sede in Milano. La quale fa sapere che a metà giugno, a suo favore, «è stata annotata dalla Conservatoria dei Registri Immobiliari di Varese la titolarità di un’ipoteca di primo grado di 14.300.000 euro, a fronte di un credito sempre della scrivente di 7.150.000 euro, proprio sul compendio immobiliare dove dovrebbero svolgersi le attività sanitarie». Questo, secondo Vipol, dovrebbe comportare «che la titolarità del compendio immobiliare la Quiete è oggettivamente precaria». Con un’altra conseguenza: «Il cosiddetto “affaire La Quiete” è tutt’altro che concluso».
La decisione
del gip Alessandro Chionna: «Notizie
di reato infondate»
© Riproduzione Riservata