L’ANALISI
«Elia a Cadrezzate? Ritorno nel luogo del suo trauma»
La valutazione della criminologa e psicologa forense Roberta Catania. «Lì la sua storia è nata e si è spezzata»
«Il ritorno di Elia Del Grande nei luoghi d’origine non è un dettaglio curioso. Dice molto della psicologia di chi fugge ma finisce per tornare proprio dove la sua storia è nata e si è spezzata». Questo il commento della criminologa e psicologa forense Roberta Catania, all’indomani della cattura di Elia dopo la sua fuga dalla casa-lavoro in cui era sottoposto a misura di sicurezza.
«Nei delitti familiari - prosegue Roberta Catania - la dinamica centrale è quasi sempre la stessa: controllo, tensione, una sensazione di dominio subìto che può essere concreta o solo percepita. L’omicida familiare non agisce d’impulso, ma arriva all’atto estremo dopo anni di conflitto identitario, con figure vissute come oppressive o svalutanti». «La violenza - prosegue la criminologa - diventa la soluzione patologica a un senso di soffocamento che non trova altra via d’uscita. Il rientro nei luoghi del passato non è nostalgia. È una spinta quasi automatica a tornare dove il trauma ha preso forma, una coazione a ripetere che porta a cercare, senza riuscirci, un controllo mai davvero ottenuto. In questo movimento di ritorno c’è tutta la traccia di un conflitto che resta aperto, anche dopo decenni».
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