ROMA
Gergiev a Caserta un caso, per Giuli allarme propaganda

(di Cinzia Conti)
(ANSA) - ROMA, 15 LUG - Quel filo a volte sottile ma ben
visibile che divide la libertà dell'arte dalla politica e dalla
propaganda sembra essersi irrimediabilmente spezzato sul nome
del maestro russo Valery Gergiev. Il 72enne direttore di
prestigiosissime orchestre come quella del Teatro Mariinsky a
San Pietroburgo e del Bolshoi a Mosca, considerato fermo
sostenitore del presidente Vladimir Putin, è atteso il 27 luglio
alla rassegna "Un'estate da Re" alla Reggia di Caserta,
programmata e finanziata dalla Regione Campania. Ma la polemica
che circonda l'esibizione da giorni è deflagrata completamente
oggi scatenando anche la netta presa di posizione del ministro
della Cultura Alessandro Giuli che ha detto: "L'arte è libera e
non può essere censurata. La propaganda però, anche se fatta con
talento, è un'altra cosa".
Dalle colonne di Repubblica aveva alzato la voce Julija
Navalnaja, moglie del dissidente russo Navalny, secondo cui "il
famoso direttore d'orchestra russo" è un "caro amico di Vladimir
Putin. Non solo un amico. E non solo un sostenitore. Ma anche un
promotore della politica criminale di Putin, suo complice e
fiancheggiatore". Gergiev, aveva ammesso, è "un direttore
d'orchestra eccellente. Ma, come sappiamo dalla storia, i grandi
artisti possono essere nell'elenco dei cattivi e non esitare a
coprire con la loro reputazione regimi crudeli e disumani".
Si è schierato Giuli: "Il concerto dell'amico e consigliere
di Putin, Valery Gergiev, voluto, promosso e pagato dalla
Regione Campania e che si terrà nella Reggia di Caserta,
autonoma nella scelta di quali eventi ospitare, come tutti gli
istituti autonomi del ministero della Cultura, - ha detto -
rischia di far passare un messaggio sbagliato". E ha aggiunto:
"L'Ucraina è una nazione invasa e il concerto di Gergiev può
trasformare un appuntamento musicale di livello alto, ma
oggettivamente controverso e divisivo, nella cassa di risonanza
della propaganda russa. Ciò che per me sarebbe deplorevole".
In mattinata ha invece difeso la scelta di invitare la
celebre bacchetta russa il presidente della Regione Campania
Vincenzo De Luca. "Abbiamo accolto migliaia di cittadini
dell'Ucraina nel nostro territorio, abbiamo dato prove di
solidarietà. Non intendiamo accettare logiche di preclusione o
di interruzione del dialogo, perché questo non aiuta la pace.
Questo serve soltanto ad alimentare i fiumi dell'odio e
allontana dalla pace". E ancora: "I meno titolati a parlare sono
quelli che non dicono una parola nei confronti del genocidio di
bambini a Gaza e fanno finta di preoccuparsi di altre cose e di
altri personaggi che fanno parte del mondo della cultura,
dell'arte e che non hanno nelle loro mani decisioni politiche".
Voci dissonanti arrivano dal Pd: "Il concerto - ha fatto
notare la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno -
deve essere annullato anche perché viola il regolamento etico
della Reggia di Caserta che tra le sue linee guida rende
incompatibili iniziative o ospitalità di soggetti che violano
l'agenda 2030 dell'Onu che tra gli altri, al punto 16 condanna
tutte le forme di violenza, di tortura, di traffico di armi e
denaro e chiede a tutti l'accesso ad una giustizia equa. Valori
che evidentemente sono distanti anni luce da Gergiev e dal
regime di cui è sponsor, testimonial e complice". Concorde il
leader di Azione Carlo Calenda: "Sono ovviamente contrario al
boicottaggio culturale generale ma chi svolge un ruolo politico
attivo di fiancheggiamento di un dittatore nemico del nostro
paese non può avere spazio e sostegno in Italia". Per Mara
Carfagna, segretaria di Noi Moderati "l'inchiesta su Gergiev
pubblicata dalla Fondazione Navalny racconta il ruolo svolto dal
maestro come ambasciatore del putinismo e come sostenitore
dell'aggressione a popoli innocenti". Il senatore dem Filippo
Sensi non ha dubbi: "Gergiev suonasse sulla piazza rossa".
L'ultima volta in cui Gergiev ha diretto un'orchestra in
Italia è stata a fine febbraio 2022 alla Scala di Milano, mentre
l'esercito russo si preparava a invadere l'Ucraina. Alla
richiesta del sindaco Giuseppe Sala di prendere le distanze da
Putin, non rispose e per questo fu allontanato dal teatro. Uno
stop condiviso da altre importanti istituzioni, dalla Carnegie
Hall ai Wiener Philharmoniker, alla Filarmonica di Monaco.
(ANSA).
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