LE OPINIONI
Il solito X Factor ma qualcosa rimane
Diciassette anni e sentirli proprio tutti. Giudici “un po’ così”, buonismo dilagante, ma a volte il talento vince
Diciannove edizioni da quel primo, preistorico debutto su Raidue (era il 2008, giudici Mara Maionchi, Simona Ventura e Morgan, già lui). Diciotto vincitori di cui pochi ricordano volti e voci, con le dovute eccezioni (Marco Mengoni in primis, Francesca Michielin e Michele Bravi, ma curiosamente ampia fama è toccata ad alcuni sconfitti, da Noemi ai Maneskin). Una formula che sente il peso degli anni e, in generale, la disaffezione del pubblico al fenomeno tv in generale e al formato talent in particolare.
X Factor oggi va preso per quello che è, una gara canora che (forse) potrà dare fama, con quattro giudici “così così” (Francesco Gabbani competente e un po’ cringe, Achille Lauro più democristiano di quanto ci saremmo aspettati, Jake La Furia orsacchiotto simpatico ma non troppo, Paola Iezzi la milfona dagli outfit provocanti ma che annoia un po’ quando parla di musica), una conduttrice professionale e supercompetente, ma tanto buonista come Giorgia e poi loro, i concorrenti. Che, sorpresa, a un passo dalle semifinali e alla temuta serata degli inediti, sfrondati i quattro o cinque “anelli deboli”, di talento ne hanno, e tanto. Un pronostico? Meglio di no. Di sicuro, però, attenzione alla straordinaria Delia (musicista di prim’ordine), all’energia di Rob(erta Scandurra), all’ugola di PierC. Ma anche gli altri quattro possono dire la loro. X Factor è morto? Viva X Factor.
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