LA MOSTRA
Isabella Rigamonti: le sue immagini evocano la pittura
In pieno centro a Varese uno spazio «pensato come un luogo fluido dove esplorare e comprendere le tendenze artistiche più recenti del territorio»

«...e non era più un lago ma un attonito / specchio di me una lacuna del cuore», scriveva Vittorio Sereni, il poeta del lago come luogo dell’anima. Ama l’acqua, i suoi silenzi comunicanti anche Isabella Rigamonti, protagonista di una mostra presso Showcases Gallery di Varese, la galleria di via Cavallotti nata dall’idea dell’architetto Franco Crugnola di creare in pieno centro uno spazio «pensato come un luogo fluido dove esplorare e comprendere le tendenze artistiche più recenti del territorio, uno spazio espositivo inconsueto, cui non si accede fisicamente ma che si può ammirare tutto l’anno, 24 ore su 24, grazie alle vetrine illuminate anche di notte. Il silenzio della superficie, questo il titolo della mostra, racconta il mistero dell’acqua, quella selvaggia e insieme placida dei laghi cui fanno da sfondo le montagne, specchio denso e primordiale, e quella addomesticata dalla storia, capace di riflettere millenni di memorie, stratificazioni e vicende umane, della laguna di Venezia. Due luoghi lontani geograficamente, ma capaci di risuonare all’unisono. Dopo studi pittorici tradizionali, Rigamonti passa alla fotografia come proprio strumento di elezione: scatta le sue fotografie in digitale, ma rinuncia a rielaborarle in post produzione, dando vita a immagini che evocano la pittura, grazie a una tecnica che crea effetti di velatura e sovrapposizione. «Il suo lavoro si muove tra fotografia concettuale e gesto pittorico, accostando porzioni in bianco e nero e a colori, restituendo all’immagine una dimensione fluida, onirica», scrive Crugnola nel testo di presentazione della mostra. Ogni foto è un racconto, storico ed emozionale. L’artista usa la fotografia come spazio insieme pittorico e scultoreo, strumento di interpretazione della realtà e di espressione che consente di creare qualcosa di nuovo e unico. «Particolarmente significativa la scelta di accostare il bianco e nero al colore. Non c’è gradualità, non c’è sfumatura: il passaggio è netto. Questa decisione estetica radicale genera una tensione visiva che rispecchia la natura stessa dell’acqua, elemento di confine tra il visibile e l’invisibile, superficie e profondità, presente e memoria».
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