IL PROCESSO
«Jekyll e Hyde nella mente di Manfrinati»
Varese, in aula il professor Carabellese, consulente della difesa: «Infermità severa e deriva psicotica dopo il trauma della separazione dal figlio»
«Come in Dottor Jekyll e Mister Hyde». Con questa immagine il professor Felice Carabellese ha descritto ieri, venerdì 12 dicembre, davanti alla Corte d’Assise di Varese, la frattura mentale che avrebbe vissuto Marco Manfrinati nei mesi precedenti ai fatti che più di un anno e mezzo fa insanguinarono via Menotti, nel quartiere di Casbeno del capoluogo. Il consulente della difesa, docente di psicopatologia forense all’Università di Bari, più di 1.500 perizie psichiatriche nel curriculum, compresi 200 assassinii, è stato ascoltato a lungo nel processo per omicidio e tentato omicidio davanti al presidente della Corte Andrea Crema, al giudice a latere Stefania Brusa e ai sei giudici popolari.
«DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO»
Carabellese incontrò l’ex avvocato di Busto Arsizio in carcere tre volte: la prima una decina di giorni dopo l’aggressione del 6 maggio 2024, l’ultima un anno più tardi. Un totale di molte ore di colloqui, confluiti in una relazione che, ha spiegato, è soprattutto «un invito alla Corte ad accertare con una perizia psichiatrica se Manfrinati quel giorno fosse o meno capace di intendere e di volere». Secondo il professore, infatti, l’imputato soffriva all’epoca di «un’infermità severa» che «comprometteva» quel nucleo decisionale.
La ricostruzione parte da lontano. Per Carabellese Manfrinati era un soggetto con un disturbo dello spettro autistico, compensato per anni, la cui stabilità si sarebbe incrinata nel luglio 2022 con la separazione dalla moglie e, soprattutto, con la separazione dal figlio. «Un dolore profondo – ha detto – perché la sua identità si fondava sul rapporto con il bambino».
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