VARESE
La Lombardia piace al mondo che investe. «Ma il Governo...»
Nel biennio gli investimenti esteri superano i sei miliardi. «Ma servono nuove risorse»
La manovra del Governo non piace agli industriali. Che nelle difficoltà, però, combattono, resistono. E nel caso della Lombardia, prendono atto delle potenzialità importanti esistenti, certificate dalle scelte degli investitori internazionali, che stanno dimostrando di credere nel territorio lombardo.
L’appello di Galdabini
«Serve una politica industriale per rilanciare gli investimenti delle aziende». Si è alzato con forza, proprio da queste colonne, ieri, l’appello di Luigi Galdabini, presidente di Confindustria Varese, nei confronti del governo guidato da Giorgia Meloni. La manovra messa nero su bianco da Palazzo Chigi non convince per nulla gli imprenditori. Non solo. Molti di loro sono rimasti beffati da quella che poteva essere una misura di sostegno concreta, la Transizione 5.0: soldi finiti. Eppure, in questo contesto che- possiamo dire - un po’ tradisce aspettative e fiducia, loro, gli imprenditori non stanno zitti ma soprattutto non stanno fermi e provano a farcela da soli. Cosa li spinge? Il fatto che la Lombardia, Varese compresa, sia stata capace di conquistarsi un posto nel mondo e di attirare investimenti dall’estero.
Le cifre
Secondo i dati tracciati da fDi Markets (Financial Times), nel biennio 2024-2025, si contano 150 progetti di investimento promossi da imprese estere che hanno scelto la Lombardia per avviare o ampliare la propria presenza produttiva, commerciale e di servizio. L’ammontare complessivo degli investimenti annunciati raggiunge circa 6,1 miliardi di dollari, con una previsione di oltre 7.400 nuovi addetti. Nel dettaglio, il 2024 ha registrato 96 progetti, per un valore stimato di 2,4 miliardi di dollari e circa 4.700 nuovi posti di lavoro. Il 2025, aggiornato a settembre, conta 54 iniziative per un investimento di circa 3,7 miliardi di dollari e 2.700 addetti. Nonostante la riduzione numerica, i progetti del 2025 presentano una dimensione media più elevata, segno dell’interesse verso investimenti di maggiore scala e impatto industriale. Guardando ai Paesi di provenienza degli investitori, svettano gli Stati Uniti , seguiti da Regno Unito e Francia. Cresce dunque l’apertura verso investitori extra europei, in particolare nel settore tecnologico, digitale e logistico. Nel biennio, la provincia di Varese ha registrato cinque progetti di investimento estero, per un ammontare complessivo investito di circa 930 milioni di euro e circa 28 nuovi posti di lavoro creati. I settori di intervento sono i più diversi.
Il pasticcio e le risorse
Ma a fronte dei numeri incoraggianti legati alle mosse delle realtà economiche estere rispetto alla Lombardia c’è una situazione interna che preoccupa. Il succo dell’intervento di Galdabini sulle colonne della Prealpina è inequivocabile: la manovra del Governo non aiuta le imprese. E poi c’è il pasticcio Transizione 5.0. «Dopo mesi di stallo il meccanismo si sblocca - ha ricostruito il presidente di Confindustria Varese - lo strumento inizia a funzionare con un aumento della propensione agli investimenti e delle domande di accesso ai fondi. Infine la doccia fredda: l’annuncio da parte del Ministero del Made in Italy della fine dei fondi, che spiazza completamente quelle aziende che hanno programmato gli investimenti». Poi il tentativo di rimediare con i fondi di Transizione 4.0, subito esauriti. Risultato? Resta tutto sulle spalle degli imprenditori. Di qui il fronte comune per fare pressing sul governo Meloni.
Nuove risorse
«È importante che vengano stanziate nuove risorse per preservare la fiducia del sistema imprenditoriale, per soddisfare le richieste delle imprese che hanno già avviato la prima fase di adesione al bando e hanno sostenuto investimenti significativi», sottolinea anche Mauro Vitiello, presidente della Camera di commercio di Varese. Il rischio concreto è che le aziende si si trovino doppiamente escluse: dall’attuale piano a causa delle risorse esaurite, e dal nuovo incentivo annunciato dallo stesso Urso per il 2026 qualora non venisse riconosciuta la validità degli investimenti già avviati.
Due pagine di approfondimento sulla Prealpina di mercoledì 19 novembre
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