LE FIRME
Autonomia lombarda, la Lega accelera
Pre-intese col Veneto su protezione civile, professioni, previdenza e sanità
Passo avanti della Lombardia e del Veneto verso l’autonomia sotto la spinta della Lega. «Con la firma di oggi tra il ministro Calderoli e il governatore Fontana, l’autonomia della Lombardia segna un punto fondamentale del percorso verso una strada ormai tracciata, che stiamo convintamente percorrendo» sottolineano il segretario leghista Provinciale Andrea Cassani, il consigliere regionale Emanuele Monti, il deputato Stefano Candiani e l’europarlamentare Isabella Tovaglieri riferendosi alle pre-intese tra Lombardia e Veneto siglate con riferimento a quattro materie: protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa e la parte della sanità che interessa il coordinamento della finanza pubblica. «Queste pre-intese - spiegano gli esponenti leghisti - sono lo spartiacque verso quella autonomia che assieme al federalismo, per noi leghisti, è la madre di tutte le battaglie. Più autonomia vuole dire più efficienza, più capacità di rispondere alle esigenze dei territori, più efficienza e più libertà dai vincoli dello stato centrale. Ora inizia il cammino per portare a pieno compimento tutte le intese. La Lega é assolutamente determinata a conquistare questo obiettivo condiviso a ogni livello, tanto dai nostri rappresentanti nelle istituzioni, quanto dai nostri sostenitori».
FONTANA RICORDA MARONI
«Ghe sem propi, ci siamo proprio, anche sul tema dell’Autonomia» ha invece esordito a Milano Attilio Fontana, ricordando il suo predecessore Roberto Maroni come «artefice di un percorso che ora acquisisce concretezza». «Fu lui - ha aggiunto commosso - ad avere la grande intuizione e il coraggio di promuovere il referendum del 22 ottobre 2017, grazie al quale diventò chiara e forte la volontà popolare dei lombardi, di cui tutti i governi che si sono succeduti hanno dovuto tenere conto». Poi Fontana ha aggiunto: «Nel momento in cui venisse approvata la legge, le risorse che potremmo utilizzare, prelevandole da altri capitoli, sono circa 600 milioni: è chiaro che non potremmo modificare stipendi dei sanitari ma potremmo intervenire con incentivi per determinate situazioni».
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