IN TRIBUNALE
Mottarone, riformulate le accuse. «Abbiamo paura della prescrizione»
La madre di Silvia Malnati, una delle 14 vittime: «Passati quattro anni senza risposte»

La procura di Verbania ha accolto oggi – giovedì 19 giugno – la richiesta del giudice Gianni Macchioni, riformulando i capi di imputazione per la tragedia del Mottarone ed escludendo l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro. L’udienza è stata rinviata al 18 settembre.
LA MAMMA DI UNA VITTIMA: «PAURA DELLA PRESCRIZIONE»
«La paura della prescrizione è la paura maggiore, ma la paura è anche che vengano tolti i capi d’imputazione, vedere (gli imputati, ndr) fuori, come sono stati fuori quattro anni, tranquilli a vivere la loro vita mentre noi siamo stati qui ad aspettare, aspettare e aspettare». A dirlo è Vincenza Minutella, mamma di Silvia Malnati, una delle 14 vittime dell’incidente del Mottarone, in una pausa dell’udienza preliminare. «Mi aspettavo qualcosa di più veloce – ha aggiunto la donna, rispondendo a una domanda su quanto accaduto finora nel procedimento penale, con una udienza preliminare durata nove mesi e poi conclusa con la restituzione del fascicolo alla procura –. Il giudice che ha preceduto questo mi è sembrato molto blando, sembrava quasi che non volesse prendersi le responsabilità delle decisioni. Sembrava andasse bene qualsiasi cosa dicessero le difese. Sono passati quattro anni senza avere risposte, ora mi aspetto qualche certezza, senza andare troppo in là». «Non è che avere giustizia cambi la vita – ha concluso –. Certo, significherà non vedere più (gli imputati, ndr), perché anche solo vederli ti smuove tutto dentro. Ma perdere una figlia a 26 anni, tre mesi dopo che si è laureata, non è bello. Stava mettendo su casa con il compagno, era prossima a iniziare un lavoro nuovo. Nonostante io abbia un altro figlio, la vita non ha più senso, il futuro, tutto quello che ti aspettavi dalla vita, va in fumo».
LA NUOVA UDIENZA
In tribunale a Verbania si è svolta oggi la nuova udienza preliminare del processo per la tragedia della funivia del Mottarone a Stresa, nel quale il 23 maggio del 2021 persero la vita 14 persone. La prima udienza preliminare era stata celebrata lo scorso anno, tra gennaio e ottobre, e si era conclusa con la restituzione del fascicolo alla procura, al termine di un braccio di ferro tra il giudice Rosa Maria Fornelli e i pubblici ministeri sui capi d’imputazione. Nelle scorse settimane, la procura di Verbania ha chiesto il processo per cinque imputati: il titolare di Ferrovie del Mottarone Luigi Nerini, il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, il caposervizio Gabriele Tadini, oltre a Martin Leitner, consigliere delegato della società altoatesina Leitner incaricata della manutenzione dell’impianto, e a Peter Rabanser, responsabile del customer service della stessa azienda. Sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, di omicidio plurimo colposo, di lesioni colpose, di attentato alla sicurezza dei trasporti e di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro. Perocchio e Tadini sono accusati anche di falso per non aver annotato episodi anomali avvenuti nelle settimane precedenti l’incidente, come l’accavallamento della fune traente, due mesi prima della tragedia, e i ripetuti episodi di perdita di pressione del circuito idraulico della cabina poi precipitata. Con la nuova chiusura indagini, arrivata a marzo, sono usciti di scena il presidente del cda di Leitner, Anton Seeber, e le due società, Leitner e Ferrovie del Mottarone. I pm, nel riformulare le accuse, hanno infatti escluso l’ipotesi di reato di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e le aggravanti legate alle violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, arrivando così alla richiesta di archiviazione per le due società, in precedenza accusate di illeciti amministrativi.
PROCURA: «RESTA L’ATTENTATO ALLA SICUREZZA PER I GIORNI PRECEDENTI»
Tra i capi di imputazione per l’incidente del Mottarone resta l’attentato alla sicurezza dei trasporti, ipotizzato nei confronti di Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, ma solo con riferimento ai quindici giorni precedenti all’incidente, cioè dall’8 al 22 maggio 2021. «Sulla base delle sollecitazioni del gup precedente – sottolinea il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè – abbiamo ottemperato a buona parte dell’ordinanza» con la quale lo scorso anno la giudice Rosa Maria Fornelli aveva chiesto di rimuovere le ipotesi di reato dolose. «Oggi il giudice ha riconosciuto che il capo d’imputazione relativo ai giorni precedenti potesse rimanere». Pepè sottolinea che a oggi «non vi è stato alcun accordo» con le parti, ma «una soluzione più rapida di un processo di questo genere non ci sembra una scelta sbagliata, ma preferibile, se si trova una sanzione adeguata, anche nell’interesse delle stesse vittime. Nessuna sentenza penale può sanare una tragedia di queste dimensioni. Sono già trascorsi quattro anni e portare avanti per tante udienze un processo così significa anche rinnovare lo strazio dei parenti delle vittime».
L’AVVOCATO DI TADINI: «PIÙ SPAZIO DI MANOVRA PER PATTEGGIARE»
Quanto stabilito oggi in tribunale a Verbania, dove con la nuova riformulazione dei capi d’imputazione è venuta meno l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravata dal disastro, «è giusto, è corretto». Lo ha detto l’avvocato Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini, uno degli imputati per l’incidente del Mottarone. «Rispetto alle imputazioni di due anni fa – osserva il legale – hanno tolto due capi. Ora, per per quanto riguarda la mia posizione, c’è qualche spazio in più di manovra per una proposta di patteggiamento. Durante l’estate farò la mia proposta, se la procura accetta chiuderemo». Già l’anno scorso una sua richiesta di patteggiamento era stata respinta dai pm Olimpia Bossi e Laura Carrera.
© Riproduzione Riservata