IL CONCERTO
Musica, “La Rosa Tatuata” domani al Black Inside
La band ligure porta il rock cantautorale in Lombardia
Dal 1992 a unire Genova e il New Jersey ci sono loro, “La Rosa Tatuata”, la band di rock cantautorale che richiama un pubblico di appassionati grazie a una ricerca attenta e sincera su musica e parole, che ha dato vita a quattro dischi diventati ‘cult’ ai quali si aggiunge un brano inedito rilasciato tre anni fa.
Sarà proprio la formazione di Giorgio Ravera (voce, chitarra), Massimiliano Di Fraia (batteria), Michael Tabarroni (basso), Filippo Sarti (sax), Massimo Olivieri (chitarra, lap steel) e Andrea Manuelli (tastiere) a chiudere il ‘perimetro’ della seconda edizione di Autunno Visionario, dedicata quest’anno a quella poetica del nord-ovest che ancora le canta tra Milano, il Ticino, il Piemonte e la Liguria.
La rassegna folk-rock del Black Inside - realizzata in collaborazione con Visioni Musicali sotto la direzione artistica di Fabio Baietti - si conclude col concerto “Il verso delle cose” de La Rosa Tatuata, che suoneranno venerdì 21 alle 21.30 sul palco di via Primo Maggio a Lonate Ceppino, undici anni dopo l’ultimo album “Scarpe” e sei dall’ultimo concerto dal vivo.
Giorgio, il vostro ultimo disco è del 2014, ma nel 2022 avete pubblicato un nuovo inedito?
Durante il Covid avevo scritto una canzone che parlava di un cinico e per curiosità avevo imparato a usare un programma per fare animazioni. Così è nato quel progetto.
Tornate live dopo sei anni. Perché questo lungo stop?
È bello suonare dal vivo in posti adatti e, purtroppo, in Italia non ce ne sono più tanti. Non abbiamo più voluto andare dove non c’era abbastanza attenzione. Invece quando Fabio ci ha invitati abbiamo accettato volentieri perché la musica in questo contesto è valorizzata.
Perché portate un nome dal sapore cinematografico?
Dopo una serata a cercare disperatamente un nome per la band, Max Parodi tornò a casa e accese la tv. C’era “La Rosa Tatuata” con Anna Magnani. L’ispirazione è nata da lì.
Quanto conta per voi la qualità?
La scrittura è importantissima ed, essendo genovesi, abbiamo come riferimento una scuola cantautorale di grande peso. Cerchiamo di fare cose che abbiano un senso.
Com’è vedere il mondo da Genova?
È una città particolare, tra le montagne e il mare. Si dice che i genovesi siano chiusi, ma in verità la città ha il porto più importante d’Europa ed è aperta alle contaminazioni.
Avete una bella collaborazione con Paolo Bonfanti?
Sì, per anni ho prodotto dischi di Paolo e lui ha suonato dei nostri brani e prodotto un po’ di musica nostra.
Vedete un nuovo disco all’orizzonte?
Scrivo di tanto in tanto come forma terapeutica. L’idea c’è e anche il materiale. Vedremo.
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