A TEATRO
Natalino Balasso e lo sguardo moderno di Brecht
Con “Giovanna dei disoccupati” il celebre autore mette in scena una critica alla società contemporanea partendo dai personaggi del poeta tedesco
Osservando i grandi mutamenti della finanza contemporanea, mi è venuto in mente lo sguardo che aveva Brecht sul mondo dell’economia e ho provato a immaginare dove avrebbe posato lo sguardo se si fosse guardato intorno oggi, in un mondo certamente più stratificato e con un’economia più complessa. Ho appena letto che Musk si è fatto dare mille miliardi, che una persona comune non può neanche immaginare che cosa possono essere, e sono in mano a una persona sola. Sono tornate le disparità pre-ottocentesche, di prima che si parlasse di eguaglianza tra esseri umani. E vediamo schiere di persone comuni che applaudono e osannano altre persone solo perché sono ricche: questo mi fa pensare che ci sia un grosso deficit culturale nella nostra società». E da qui è partito Natalino Balasso per scrivere Giovanna dei disoccupati, con cui sarà in scena al Teatro Carcano di Milano dal 19 al 23 novembre e al Tirinnanzi di Legnano l’8 dicembre. Un “apocrifo brechtiano” come viene definito, che già nel titolo riecheggia quella Santa Giovanna dei macelli ma che vede agire personaggi che si chiamano con nomi anche di altre opere di Brecht, da Matti del signor Puntila a due profughi che del drammaturgo tedesco evocano i Dialoghi di profughi. Ma che naturalmente ha un «campo d’azione completamente diverso – prosegue Balasso -, un po’ più complesso. La nostra Giovanna è una speaker della radio, fa parte del Movimento dei Cappelli che niente a che fare con quello della santa Giovanna, con l’esercito della salvezza, non ha nessun addentellato con la religione o il misticismo, ma è un movimento sociale che si occupa di aiutare le famiglie in difficoltà e al quale accorrono sempre più disoccupati da questo ambiente, che è quello dello spettacolo, delle telecomunicazioni, del web, dei satelliti». Un mondo dove gli imprenditori non sono quelli dei macelli di cui parlava Brecht, ma grossi gruppi che hanno in mano moltissimi settori. Non una messa in scena di Brecht, ma un lavoro in cui «ci sono dentro i ragionamenti che lui aveva fatto e che sono usati come strumento per valutare il clima contemporaneo, in quello stile che un po’ piace a me, non aderente alla realtà, ma con cose un po’ immaginifiche e surreali. Ma penso che la gente ci riconoscerà molto del suo quotidiano. In questo testo – conclude Balasso – mi sono concentrato meno sull’effetto comico, c’è meno comicità, anche se è molto ironico, ha delle parti di commedia in cui il pubblico si può divertire. È raccontato in maniera leggera, ma i temi sono molto duri e ha una buona parte di crudezza». La regia è di Andrea Collavino, le scene di Anusc Castiglioni, i costumi di Sonia Marianni, le luci di Cesare Agoni e la cura musicale di Celeste Gugaliandolo. In scena con Balasso, Graziano Sirressi, Marta Cortellazzo Wiel e Roberta Lanave.
© Riproduzione Riservata


